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Andria – Filosofi in città: Giorgino, impegno per proseguire l’iniziativa

30 Settembre, 2015 | scritto da Redazione
Andria – Filosofi in città: Giorgino, impegno per proseguire l’iniziativa
Attualità
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Un impegno per proseguire anche in futuro l’iniziativa “Filosofi in città”. Lo ha preso il Sindaco, avv. Nicola Giorgino, concludendo la terza ed ultima serata della tre giorni dedicata alla filosofia e ai filosofi, insomma al pensiero, tenutasi il 17, 18 e 19 settembre. Nel corso del suo intervento il sindaco ha rimarcato come “fortemente positiva la relazione di collaborazione tra chi svolge politica attiva e chi, nel ruolo dei filosofo, esercita su di essa un’attività consultiva” e ha appunto assicurato il suo impegno a proseguire negli anni a venire l’iniziativa di “Filosofi in città”. Di fatto più che un festival, è stata “un’esperienza – ha spiegato in apertura della prima serata la curatrice dell’iniziativa, la professoressa Giusi Strummiello, Professore Ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università di Bari, – attraverso cui si è cercato di dar vita all’incontro tra chi pratica la filosofia e i desideri, le passioni e le idee che animano una comunità cittadina apparentemente periferica come Andria”.

Durante la tre giorni personalità filosofiche di rilievo nazionale ed internazionale si sono confrontate in vario modo sul valore del lavoro del filosofo oggi, nei nostri contesti urbani ed in modo particolare sulla scena pubblica. A fare da cornice per gli scambi di idee tra gli ospiti ed il pubblico, il cortile dell’Officina San Domenico, ogni sera gremito di oltre un centinaio di partecipanti di estrazione ed età eterogenea, con una presenza particolarmente numerosa, motivata e attiva di giovani e giovanissimi. Si è sviluppata intorno alla domanda “Chi sono e cosa fanno i filosofi” la prima delle tre serate. L’interrogativo cardine da cui ha preso avvio questo confronto è stato se i filosofi siano, oggi, coloro che riflettono e curano le domande, più che accodarsi a coloro che pretendono risposte pronte e immediate. Questione, questa, che cela alle proprie spalle già una serie di temi da problematizzare, ad esempio – come ha osservato uno dei due protagonisti della serata, il prof. Massimo Adinolfi, dell’Università di Cassino – il senso di quell’“oggi” che diamo spesso per scontato, ma che racchiude in realtà una serie di cambiamenti già nei mezzi e nelle tecniche della produzione culturale, dalla scrittura alle modalità di formulare ed esprimere le proprie idee (smartphone, tablet…), i quali rimettono in questione il gioco stesso del fare domande e del dare risposte, stravolgendone di continuo i fattori. “Eppure il ruolo della filosofia rimane quello di riconoscere che siamo immersi in una realtà più grande, che ci provoca e ci convoca di continuo, sollecitando il desiderio continuo dell’uomo per lo straordinario” ha ribattuto il prof. Paolo Ponzio, storico della filosofia dell’Ateneo barese. Ad animare il dibattito della seconda serata, intitolata provocatoriamente “Sono utili i filosofi?”, sono stati invece i professori Costantino Esposito (Università di Bari) ed Eugenio Mazzarella (Università di Napoli), moderati dal vicepresidente di Confindustria Alessandro Laterza. Il tema della libertà e dell’educazione al desiderio di libertà ha impegnato questa serata, ruotata attorno al “nulla” – inteso in termini strumentali – economici – a cui servirebbe la filosofia, espressione del “tutto” della realtà, troppo grande per essere compresa solo misurandola con gli strumenti della tecnica. Infine, sull’uso e sulla funzione pubblica della filosofia si è incentrata la terza serata, che ha visto ospiti i professori Enrico Guglielminetti (Università di Torino) e Petar Bojani (Università di Belgrado), con la moderazione della professoressa Giusi Strummiello. Si è discusso in particolare del ruolo fondamentalmente politico che la filosofia, non potendosi forse più solo porre su un piano di astrazione superiore alla realtà, immediatamente deve assumere. Essa dev’essere pertanto considerata come immanente ad ogni città e a chi la abita (come ha suggerito Bojani), e al contempo come quel dispositivo che consente di vivere nella realtà pubblica sapendosi costantemente sottrarre al suo centro, saturo di possibili fondamentalismi (secondo le parole di Guglielminetti).

 

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