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Mi sa che fuori è primavera

31 Ottobre, 2015 | scritto da Redazione
Mi sa che fuori è primavera
Cultura
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Autore Concita De Gregorio
Editore Feltrinelli, 2015

Mi sa che fuori è primavera è la versione romanzata di un recente fatto di cronaca: è il gennaio del 2011 quando la vita di Irina, donna italiana che lavora come manager in un’azienda svizzera, cambia per sempre. Suo marito Mathias, ingegnere svizzero-tedesco, va a prendere le loro bambine, due gemelle di appena sei anni. Ma questa volta misteriosamente scompare e da quel momento non si avranno più notizie delle piccole. Sono morte? Sono state vendute? Il mistero è ancora aperto e da quattro anni la loro madre vive in questa angoscia.
Di lui si sa che ha fatto un lungo viaggio da Losanna a Cerignola, in Puglia, qui è andato in stazione, si è messo sui binari e si è ucciso. Lasciando ad Irina un biglietto agghiacciante: «Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più». E da quel giorno, Irina non le ha più rivistenonostante le indagini ancora in corso e l’ampia attenzione dei media.
Questa è la condizione di angoscia in cui si trova Irina quando chiede a Concita De Gregorio di raccontare la sua storia: «vorrei che mi aiutassi, se puoi, a prendere le parole metterle in fila ricomporre tutti i pezzi che sento frantumati e dispersi in ogni angolo del corpo. Vorrei ricostruire i frammenti come si ripara un oggetto rotto, prenderlo in mano e portarlo fuori da me», queste le parole con cui Irina si rivolge alla scrittrice. L’ennesimo tentativo di salvarsi e di ricostruire, fuori e dentro di sé, ‘un vaso violentemente distrutto’.Bisogno di chiarezza dunque e la possibilità diguarigione attraverso la terapia della parola, della parola come unica forza capace di ricostruire, rigenerare e ridare senso alle cose.
Così con delicatezza e profonda sensibilità Concita De Gregorio parte da questa terribile vicenda per arrivare allo scopo principale dell’opera: comprendere se è possibile affrontare il dolore, la rabbia, la solitudine, lo sconforto, la rassegnazione dopo una tragedia e continuare a vivere.
Non un semplice racconto dunque ma la ricostruzione coraggiosa di frammenti di vita necessaria per rimettere insieme fatti, parole, emozioni e sensazioni: con le lettere, un modo per raccontare la stessa storia con un timbro e dettagli diversi a seconda del destinatario; con gli elenchi e le liste delle cose da fare che aiutano Irina; con piccoli ritratti, per permettere alla protagonista di affrontare sentimenti che mai potrebbe esprimere direttamente in una lettera; e i ricordi, spesso dolorosi, angoscianti, ma necessari per lasciare andare, chiudere e ricominciare.
Un libro profondo, interessante ed utile che cerca di trovare un modo accessibile a tutti per superare situazioni disperate, condizioni dolorose, tunnel oscuri. E lo fa partendo dalla tragedia di Irina consideratacome l’emblema massimo della sopraffazione, al cospetto del quale tutti gli altri problemi si ridimensionano.
Così pagina dopo pagina, rivelazione dopo rivelazione, da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l’amore che salda e che resta.Riportando alla luce giorni tristi e dolorosi, le due donne ricostruiscono i frammenti della storia e mettono il punto, chiudono il cerchio, perché la narrazione è la sola via per segnare il passaggio dal dolore alla vita. E tornare a fare emergere il bisogno di essere felice, ripetuto a voce alta, una sfida contro le frasi fatte, contro i giudizi, i condizionamenti e i pregiudizi.
Annalisa Lullo

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