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L’arcivescovo scrive ai carcerati: l’apertura della Porta Santa nelle case circondariali di Trani

23 Dicembre, 2015 | scritto da Redazione
L’arcivescovo scrive ai carcerati: l’apertura della Porta Santa nelle case circondariali di Trani
Attualità
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S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha inviato alle carcerate e ai carcerati delle case circondariali di Trani una lettera, con cui rivolgere loro parole di speranza tutte intonate all’evento del Giubileo della Misericordia.

Come già annunciato qualche giorno fa, Mons. Pichierri aprirà la Porta Santa della Misericordia il 25 dicembre, alle ore 9.00, nella Casa circondariale maschile, mentre la aprirà il 28 dicembre, alle ore 9.00, nella Casa circondariale femminile.
Di seguito si porge il testo integrale del documento:

Carissimi Sorelle e Carissimi Fratelli,
la libertà di Cristo mi spinge, con grande affetto, a rivolgermi a voi che vivete nelle case circondariali di Trani, e a dirvi: “Pace a voi”! Rivolgo a voi il mio sguardo di padre in questo Anno santo della Misericordia che Papa Francesco ha voluto per tutta la Chiesa.
Per voi e per quanti lavorano in carcere ho deciso di aprire la Porta della Misericordia presso la cappella dell’ Istituto di Trani. Essa è il segno dell’Anno giubilare e ci ricorda il volto misericordioso del Padre e l’accoglienza della sua Chiesa (Cfr. MV, 3).
Ma mentre apriamo queste Porte potreste obiettarmi che la porta del carcere rimane chiusa; il volto di chi incontriamo rimane ostile. Mi direte che questo gesto è inutile se non addirittura ingiurioso.
Questa porta aperta ci racconta del Cuore di Dio che non ci giudica ma ci accoglie. Potremmo ricordare la vicenda di quella donna accusata di adulterio e portata da Gesù; non fu da lui condannata ma Egli si rivolse a lei dicendo: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più» (Gv 8,11). Potremmo leggere la parabola del padre e dei due figli raccontata dall’evangelista Luca, dove nonostante l’atteggiamento assai libertino del figlio minore che lascia la casa paterna per cercare la sua libertà, il Padre al vederlo gli corre incontro e gettatosi al collo lo baciò (Lc 15,20). Anche nel nostro più grande errore, anche se abbiamo venduto la nostra dignità, anche se abbiamo reso il nostro volto brutto e irriconoscibile, la porta di Dio non è chiusa! L’incontro con Lui ci parla di perdono e il suo perdono ci rende nuove creature!
La porta del carcere rimane chiusa ma l’apertura della porta della Misericordia parla alla vostra libertà, che non potrà mai essere incatenata. Vivete liberi da condizionamenti e da schiavitù! Buttate via la dipendenza da tutto quello che vi toglie la vita: l’odio, il rancore, il guadagno facile, il denaro, la droga, l’alcol! Quanti errori e quanta tristezza si può sperimentare quando queste cose diventano importanti, prioritarie. Il tempo in carcere possa servire come tempo di liberazione. Riappropriatevi di voi stessi e delle cose più belle che il Signore vi ha donato! Penso alle vostre famiglie, alle quali rivolgo la mia speciale benedizione. Conosco l’amore che nutrite per loro e la tristezza che provate per la loro mancanza.
Ripeto le parole di Papa Francesco: “Il mio pensiero va ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà” (Lettera a Mons. Fisichella, 1 settembre 2015). Ogni volta che guarderete e attraverserete la porta della vostra cella ricordatevi della Porta aperta del Signore e della porta del vostro cuore che deve essere come quella del Padre.
Siate misericordiosi come il Padre” (Lc 6,36) e sarete veramente felici, anche in carcere. Potete cominciare ad esprimere l’amore che Dio vi dona nei rapporti con i vostri compagni di cella, con la polizia penitenziaria, con i vostri avvocati e con tutti coloro con i quali condividete qualcosa, diventando voi i primi a vivere quanto ci ricorda Gesù: “Ero in carcere e mi avete visitato” (Mt 25,36).
Aprite con me la Porta della Misericordia! Quella porta non si chiuderà mai, perché il cuore di Dio ci accoglierà oggi e sempre!”

Giovan Battista Pichierri Arcivescovo

 

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