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Puglia – 25° anniversario strage via D’Amelio

19 Luglio, 2017 | scritto da Redazione
Puglia –  25° anniversario strage via D’Amelio
Attualità
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Per il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, “nel giorno in cui l’Italia ricorda Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, misuriamo ancora una volta l’affetto, la gratitudine, la riconoscenza degli italiani onesti verso un grande magistrato, un servitore dello Stato, un eroe civile. Ciò che abbiamo imparato da lui – dice – è che la mafia non scompare con la sequenza delle catture e delle pene inflitte. Agli studenti amava ripetere come la via repressiva, da sola, non fosse sufficiente e che fosse necessaria la costruzione di uno status sociale, di un recinto di diritti, di più partecipazione e più democrazia. L’antimafia vera tocca a noi costruirla giorno per giorno.
È questa la lezione di Paolo Borsellino ed è questo – rileva Emiliano – ciò che dobbiamo continuare a fare: veicolare con azioni concrete i valori della legalità, della giustizia e della difesa della nostra Costituzione. Danneggiare i simboli della lotta alla mafia – conclude Emiliano con riferimento all’episodio della targa di Rosario Livatino – come farebbero dei teppisti di quartiere dà il segno della vergogna della quale si sono ricoperti i mafiosi”.

“Oggi ricorrono i 25 anni della strage di via D’Amelio in cui furono uccisi Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Una data che il Paese ha il dovere di ricordare. Probabilmente la mafia ha sbagliato i suoi conti quando ha deciso di uccidere questi uomini coraggiosi e retti, con le loro scorte, pensando che così sarebbe stata annientata anche la loro memoria. Invece, con questo vile gesto, li ha resi immortali.
La parte sana del Paese oltre a sentire il dovere di commemorare queste stragi deve urlare il bisogno di verità e di giustizia per quanto accaduto, deve strappare quel velo di ipocrisia e pretendere di conoscere la verità sulla morte di questi eroi del nostro tempo.
Leggere che la figlia di Borsellino, Fiammetta, parla di “25 anni di schifezze e menzogne”, fa male a noi tutti, che abbiamo l’obbligo di preservare la memoria di chi per questo Paese è morto e di schierarci nettamente dalla parte di chi sente ancora la solitudine di queste battaglie e, nonostante ciò, non rinuncia a lottare per difendere i valori dell’antimafia e della legalità.
Abbiamo l’obbligo di perseguire, a tutti i livelli, la lotta alla mafia, ognuno nei propri ambiti e con le proprie funzioni, soprattutto cercando di far capire alle nuove generazioni che non stiamo parlando di una storia lontana, ma di un periodo storico che ha ancora ripercussioni sulla vita sociale e politica del Paese.
Facciamo nostre le parole della madre di Paolo Borsellino che, ai fratelli del magistrato, diceva: “Andate dappertutto, dovunque vi chiamano, a parlare del sogno di Paolo, fino a che qualcuno parlerà di Paolo e del suo sogno vostro fratello non sarà morto”. Un uomo che resta al suo posto, sapendo di essere condannato a morte, ci ha insegnato non un astratto e militaresco senso del dovere, ma un forte ed umanissimo amore verso il Paese, i suoi valori più profondi come la legalità e la giustizia, con una paura umana su cui però ha vinto un totale senso della giustizia e del dovere. E oggi dobbiamo perseguire quei valori, sapendo che l’antimafia cammina sulle nostre gambe e si rispecchia nelle nostre scelte quotidiane”.

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