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Andria – Festival CDM, “Buonasera Dottor Nisticò”: il rapporto tra l’uomo e il potere di Antonio Del Giudice. FOTOGALLERY

30 Settembre, 2018 | scritto da Damiana Dorotea Sgaramella
Andria – Festival CDM, “Buonasera Dottor Nisticò”: il rapporto tra l’uomo e il potere di Antonio Del Giudice. FOTOGALLERY
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L’irrefrenabile caduta di un cinico bancario di successo, il ritratto di uno spaccato di vita sociale italiana, che racconta in un monologo la storia del Dottor Nisticò, amministratore delegato della più importante banca cittadina che si vede costretto a lasciare il suo ruolo, ufficialmente per raggiunti limiti d’età ma in realtà perché implicato in uno scandalo per un finanziamento di favore.

Nel suggestivo scenario di Palazzo Ducale ad Andria, nell’ambito della XXII edizione del Festival Internazionale Castel dei Mondi, “Buonasera Dottor Nisticò”, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Del Giudice (noto giornalista andriese, ndr) con la regia di Martina Gatto e Mario Massari, proietta lo spettatore in un mondo spudoratamente attuale.

Un personaggio simbolo dell’Italia corrotta e affamata di potere, con abile interpretazione di Mario Massari, che vuole rappresentare in modo limpido e diretto le conseguenze di uno stile di vita poco onesto legato agli agi e ai “facili” privilegi. Nel momento più delicato della sua vita, la caduta del potere, egli stesso confida i giochi illeciti del gruppo di lavoro, le regole forzate e i compromessi raggiunti fra tradimenti coniugali, menzogne e ipocrisie.

Dimenticato da tutti, realizza con un filo di disperazione, che il potere ottenuto attraverso sotterfugi e aridità di sentimenti, altro non è che un “castello di sabbia“, pronto a cedere da un momento all’altro, portando inevitabilmente il proprio destino all’oblio più assoluto.

La storia di Nisticò svela a chiare lettere i limiti umani che albergano in coloro che dopo una vita trascorsa all’insegna del superfluo e del cinismo, raccolgono i cocci della propria coscienza provando a vivere diversamente il resto della propria esistenza, forse.

di Damiana Dorotea Sgaramella

 

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