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Perchè San Remo è San Remo!

3 Febbraio, 2020 | scritto da Domenico Bucci
Perchè San Remo è San Remo!
Andria
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Parte il 4 febbraio la kermesse canora italiana per eccelenza.

Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate!“.

Con questa frase di benvenuto di Nunzio Filogamo, entra in tutte le case italiane nel 1951 quella che da settant’anni è ormai la kermesse canora d’eccezione della tv italiana. Una manifestazione che in 70 anni ha visto cambiare usi, costumi, tendenze musicali, moda della penisola italica.

Il festival di San Remo ha portato alla ribalta canzoni cantate e tradotte in tutto il mondo come “Nel blu dipinto di blu” meglio conosciuta come “Volare” interpretata magistralmente dal grande Domenico Modugno, o “Che sarà” interpretata dai Ricchi e Poveri & Josè Feliciano, ed altre ancora.

Sanremo è stato il collante negli anni ’60/’70 di milioni di famiglie unite in casa, del più benestante, perchè non tutti potevano permettersi la tv,  magari vicino al braciere acceso. Tutti davanti alla TV in trepidante attesa pronti a cantare quei motivetti degli artisti preferiti e a commentare come provetti giudici le esibizioni degli stessi, gli abiti, le scenografie a forti motivi floreali, motivi che nel corso dei decenni sono andati sempre più persi. San Remo dalla città dei Fiori si è trasformata sempre più nella Città delle polemiche.

Si inizia il 29 gennaio 1951. Il si svolge a Sanremo, per tre giorni, da lunedì 29 a mercoledì 31. Presentato da Nunzio Filogamo, si esibiscono quattro cantanti: la bolognese Nilla Pizzi, il lombardo Achille Togliani, le sorelle torinesi Dina e Delfina che formano il Duo Fasano.

Si presentano su un palco, ma lontano dalle affollate platee odierne, ci sono solo tavolini di gente che mangia e che ha speso ben 500 lire per quella “cena con musica”. Da sottofondo agli strumenti dell’orchestra del maestro Cinico Angelini si accompagnano stoviglie e posate smosse. Vince la canzone Grazie dei Fior cantata da Nilla Pizzi, e non poteva essere altrimenti nella città dei fiori.

L’anno dopo, nel 1952, la seconda edizione vede Nilla Pizzi fare un en plein: prima, seconda e terza. Vince con Vola colomba, canzone dalle forti tinte patriottiche dedicata alla città di Trieste non ancora annessa all’Italia. Al secondo posto si piazza Papaveri e papere, una canzoncina allegra ma è guardata con sospetto perché c’è il sospetto che il termine “papaveri” sarebbe riferito ai democristiani.

Nel 1960 la polemica la innesca il grande Totò, presidente della commissione selezionatrice dei brani, il quale in aperta polemica per il lavoro conservatore e distruttivo dei membri selezionatori, che lasciavano fuori dalla gara i brani più originali si dimette attaccando tutto e tutti.

Nel 1961, il rock fa il suo esordio al Festival di Sanremo con un giovane Adriano Celentano e la sua “24000 baci” cantata con le spalle voltate al pubblico in sala.

Nel 1966 Mike Bongiorno conduce il Festival affiancato da Carla Puccini e Paola Penni. La Puccini ad un certo punto finge di svenire cadendo sul palco. Mike da grande conduttore qual’era fiutando la sceneggiata, continuò imperterrito la serata.

Lucio Dalla nel 1971 si vede censurare il titolo della canzone “Gesù Bambino”, considerato sconcio, visto il testo, diventando la sua data di nascita: 4/3/1943. Anche un verso del ritornello dev’essere modificato: al posto di «ladri e puttane» un più generico «per la gente del porto». La canzone, destinata a diventare un grande classico della canzone d’autore, conquista il terzo posto.

Gli scandali degli anni 80 partono con Roberto Benigni che oltre a baciare all’improvviso la valletta Olimpia Carlisi,  parla in termini coloriti anche del Santo Pontefice chiamandolo «Woytilaccio!»,  indispettendo pubblico, laici ed una parte del clero e la stampa ad esso collegata, cosa questa che allontanerà Benigni da mamma RAI per molti anni.

Il 1987 l’anno del trionfo di “Si può dare di più” vede lo scandalo a luci rosse di Patsy Kensit che durante la sua esibizione mostra involontariamente o volontariamente un capezzolo a causa di una spallina del vestito ceduta.

Nel 1995 Pino Pagano, scavalca il parapetto della galleria del Teatro Ariston annunciando di volersi suicidare. Pippo Baudo, in versione superman lo raggiunge e lo convince a desistere tra gli applausi. Dopo qualche mese lo stesso Pagano afferma che si è trattato di una messinscena.

Arrivando agli anni 2000, nel Festival di Sanremo 2010 la notizia dell’esclusione di Malika Ayane dalla terna dei vincitori (vince Valerio Scanui) provoca una clamorosa protesta per la prima volta degli orchestrali, che fischiano la giuria, accartocciano e gettano in aria gli spartiti.

Questi alcuni avvenimenti che hanno trasformato in questi settant’anni, il Festival, in un evento criticato, bistrattato ma sempre seguito, se non altro per raccontare ognuno la propria visione o versione.

L’edizione 2020 ancor prima di partire, si porta dietro polemiche per la presenza in gara del rapper Junior Kelly, a causa di alcuni suoi testi dai toni forti sulle donne e non solo.

Ma si sa San Remo è San Remo, ed anche noi quest’anno seguiremo la kermesse che si voglia o meno ha accompagnato la nostra vita.

 

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