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Smog e inquinamento: valori delle polveri sottili dimezzati e rumore ridotto di 40db

16 Marzo, 2020 | scritto da Redazione
Smog e inquinamento: valori delle polveri sottili dimezzati e rumore ridotto di 40db
ambiente
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di Antonio Leonetti

 Possiamo dire che durante questa esperienza stiamo imparando qualcosa di nuovo, constatiamo che l’auto non è indispensabile e che molti di noi potrebbero sostituirla con altri mezzi di trasporto.

Guardiamoci in giro, ci sono momenti in queste giornate durante le quali è sporadico sentire il rombo di un’automobile e dai balconi delle nostre case si percepisce un’aria più pulita; l’Arpa (Agenzia Regionale per la Prevenzione e protezione dell’Ambiente) registra livelli delle polveri sottili addirittura dimezzati rispetto ai valori limite.

Forse serviva l’epidemia da corona virus ed un Decreto del Presidente del Consiglio per far bloccare le nostre vecchie e rumorose automobili e lasciar spazio ad un ambiente più salubre.

Proviamo anche ad ascoltare i suoni della città: si percepisce quiete, nessun frastuono, nessuno schiamazzo; anche il rumore è stato abbattuto a circa 30 db (lo abbiamo misurato con un fonometro).

Con il traffico si registrava una media di circa 75 db, composti principalmente da 70 dbemessi dalle auto in aggiunta ad altri rumori emessi all’interno dell’ambiente circostante. Il rumore pulsa direttamente sul nostro sistema nervoso e crea stordimento.

Le misurazioni di questi giorni, invece, registranodalle nostre strade un abbattimento di circa 45 db, meno suoni, meno rumori creando un ambiente quieto e più naturale.

Non dimentichiamo che l’uomo è parte della natura e che spesso abbiamo la necessità di tenere vivo il contatto con la stessa; esemplare è la necessità di uscire dalla città e recarsi in campagna o in località meno affollate.

Cosa stiamo imparando durante questi giorni di quarantena?

Perché non abbiamo avuto la quarantena forzata anche quando dati certi certificano problemi relativi al cambiamento climatico?

Se il corona virus ha disegnato uno scenario apocalittico, il climatechangesembra non tangerci.

Una risposta potrebbe ricadere nella percezione del rischio; leggiamo la nota del prof. Marco Bagliani, docente di Cambiamento climatico, strumenti e politiche all’università di Torino:“il parallelismo tra coronavirus e crisi climatica chiama in causa la psicologia dei disastri”.

Particolare importanza assumono tempi, spazi e ricadute sociali.

“L’epidemia del coronavirus si sviluppa su una scala temporale relativamente breve e rispetta i tempi tipici dell’attenzione, mentre il cambiamento climatico varia su una scala temporale più lunga. Parlando di spazi, l’epidemia ha una sua collocazione: le città, gli ospedali, una nave in quarantena, mentre la crisi del nostro pianeta non riesce ad essere culturalmente percepito dai nostri occhi”.

Infine, le ricadute sulla vita delle persone: “mettersi in gioco per fermare il virus prevede un sacrificio a breve termine (limitare i viaggi, indossare le mascherine, curare l’igiene), provare a contrastare il cambiamento climatico invece significa rivedere gli stili di vita per sempre”.

Pensiamo a questo punto che questa esperienza potrebbe essere di buon auspicio nel responsabilizzare la popolazione delle nostre città, a capire la futilità delle automobili e a modificare il proprio stile di vita, affinché ne benefici il clima, ma soprattutto l’ambiente in cui viviamo e la nostra salute.

Noi speriamo in un ritorno rapido alla normalità, ma una normalità diversa dal passato e per l’appunto la consapevolezza che possiamo fare a meno delle automobili.

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