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Parrucchieri ed estetisti chiusi fino al 2 giugno: sarà estinzione per la categoria?

27 Aprile, 2020 | scritto da Nicola Liso
Parrucchieri ed estetisti chiusi fino al 2 giugno: sarà estinzione per la categoria?
Attualità
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Lungi da questo articolo attaccare l’operato dell’attuale governo, che si è trovato ad affrontare una situazione per niente facile e che vede il rialzo del picco dei contagi dietro l’angolo.

Ma in alcune situazioni bisogna non generalizzare troppo e cercare di essere il più obiettivi possibile.

Tutto questo però si è notato poco nell’ultimo discorso del Presidente del Consiglio tenutosi ieri 26 aprile 2020.

Circa 15 minuti di “Se vuoi bene all’Italia, vogliamoci bene, etc…” per poi annunciare che dal punto di vista lavorativo, per alcuni dal 4 maggio non cambia niente o quasi.

La tanto desiderata fase 2 porta sostanzialmente la possibilità di fare visita ai parenti, meno restrizioni per lo sport all’aperto e per le passeggiate, si potrà andare in bici anche lontano dalla propria abitazione, mantenendo sempre la distanza tra le varie persone.
Verranno riaperti parchi, ville e giardini pubblici. Anche i centri sportivi, ma solo per gli atleti professionisti.

Rispettando rigorosamente i protocolli di sicurezza, potranno riprendere a lavorare i cantieri, le industrie manifatturiere, le costruzioni e il commercio all’ingrosso relativo a tali filiere.

Bar e pizzerie potranno aprire, ma con la sola possibilità di vendere cibo da asporto “da consumare a casa o in ufficio” senza rimanere assolutamente dentro o davanti ai locali.

Tutti gli altri luoghi di assembramento come ad esempio i ristoranti e le palestre rimangono chiusi.

Poi la mazzata per parrucchieri ed estetisti: chiusi fino al 1 giugno, che è di lunedì e considerando la Festa della Repubblica del 2 giugno, significa apertura il 3 giugno.

Ora, considerando che bisognerà tenere sempre conto delle basilari misure di sicurezza da adottare: rispettare il divieto di assembramento, il distanziamento e indossare le mascherine, la domanda che tutti si pongono è perchè queste categorie, che sono già ben strutturate per lavorare con turni e su appuntamento e potrebbero tranquillamente lavorare mantenendo il distanziamento sociale, sanificando dopo ogni trattamento la loro strumentazione e garantendo zero contatti tra un cliente e l’altro sono costretti a stare chiusi?

È chiaro che il governo non può concentrarsi su tutte le micro categorie e deve agire con delle regole generali, ma se si considera che altre nazioni come la Spagna, hanno già allentato le restrizioni per evitare di ridurre i cittadini alla fame, questo governo una cosa la può fare.

Riecheggiano ancora nell’aria le parole di un parrucchiere andriese, che tutti i mesi paga 1.500€ di affitto, e che il suo locatore non vuole sentirne parlare di sconti alla retta.
Ecco, se consideriamo che il lavoro è il sistema primario di sostentamento per i cittadini, mentre le locazioni rappresentano quasi sempre una seconda entrata, perché oltre all’obbligo di chiusura, non viene emessa anche la sospensione da parte di tutti i locatori di attività commerciali delle mensilità di aprile e maggio?
Noi non abbiamo dimenticato la commerciante barlettana che chiedeva la riapertura dei compro oro, pur di poter pagare l’affitto e dare sostentamento ai suoi quattro figli.

Considerando che sono in tanti i locatori di buon cuore che spontaneamente hanno deciso di sospendere o ridurre le mensilità fino a fine crisi, c’è ne sono altrettanti che non ne vogliono sapere e che addirittura emettono sentenze di sfratto.

Mentre per chi possiede un locale, 2 mesi senza ricevere la retta non dovrebbero arrecare grossi danni, per la microimprenditoria e per i piccoli artigiani, non poter lavorare, significa non riuscire a mangiare, e molto probabilmente a non riaprire più la propria attività.

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