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Barletta – L’epidemia vista dalla corsia, la testimonianza di un infermiere

9 Aprile, 2020 | scritto da Nicola Liso
Barletta – L’epidemia vista dalla corsia, la testimonianza di un infermiere
Attualità
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Francesco Tene (Francesco Teneriello) è infermiere della unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale “Dimiccoli” di Barletta, diretta dal dottor Giuseppe Cataldi.

Nelle sue parole il Coronavirus visto con gli occhi di chi vive in corsia. #incorsia #aslbt #aslbtaltuoservizio

“Questa epidemia ha cambiato ogni cosa anche se la sensazione è che i giorni siano tutti uguali, accompagnati da mille problemi e urgenze che pensi di non riuscire a superare, ma sappiamo che non possiamo farci prendere dallo sconforto, sappiamo che quello che facciamo è importante e che si ha bisogno di noi e allora si va avanti, nonostante la paura e le preoccupazioni, senza sentire la stanchezza, perché ora non è il momento.

Non è tanto la probabilità di ammalarci che ci spaventa, quello lo sappiamo, può accadere e lo metti in conto anche se si spera sempre che non accada e si mettono in campo tutte le precauzioni e i protocolli per evitarlo, ma si vive l’ansia di contagiare i nostri cari, i nostri figli.

Ma è proprio il lavoro e il senso del dovere a darci forza e mentre realizzi tutto ciò un altro giorno è passato, la giostra gira e si va avanti, senza fermarsi troppo a pensare. Sono tante, infatti, le cose da fare: dobbiamo continuare a seguire i nostri pazienti e a tutelarli; dobbiamo garantire loro i servizi che normalmente eroghiamo, perché tutte le altre patologie non sono svanite con il Coronavirus.

Ci sono gli accessi vascolari da posizionare per i pazienti di tutti i reparti che ne abbiano bisogno, c’è il servizio di ambulatorio per i pazienti esterni e poi, soprattutto, bisogna aiutare chi è in affanno, come i colleghi della rianimazione di Bisceglie.

A tal proposito devo dire alcuni di noi hanno scelto con coraggio e senso di responsabilità di supportarli andando a prestare servizio presso quell’ospedale e altri sono stati mandati lì perché ce n’era bisogno. Per noi sono un esempio.

Ogni schema è saltato, i contorni si sono fatti meno definiti e devi fare quello che è necessario, con disciplina e buona volontà, con la certezza che stiamo facendo la nostra parte, dando il massimo e con generosità sperando che anche il nostro piccolo contributo possa essere utile a tornare il prima possibile alla normalità.

Vorrei concludere con un appello a tutti coloro che leggeranno e che non sono medici, infermieri, operatori sanitari.

Il nostro lavoro è questo ed è nostro dovere affrontare anche dei rischi, voi altri, per favore, se avete capito quello che facciamo, aiutateci, restate a casa e siate prudenti, grazie!”.

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