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lunedì, 10 Novembre 2025
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Castel del Monte sulle calamite di Corato: tra identità, vicinanza geografica e “licenze poetiche” del souvenir

Un paradosso affascinante, che lascia spazio a una domanda inevitabile: ma a chi appartiene davvero il maniero federiciano?

Passeggiando per le vie del centro storico di Corato, tra vicoli lastricati e piazze ornate di memorie secolari, può capitare di imbattersi in piccoli scrigni di ricordi: i negozi di souvenir.

Lì, tra tazze, piatti decorati e calamite multicolore, si svelano al visitatore i simboli più iconici della città: il Dolmen dei Paladini, austero testimone di epoche arcaiche; il Palazzo di Città, elegante sede municipale; scorci suggestivi delle viuzze medievali. Eppure, con occhio attento, si nota una presenza “illustre” ma, a ben vedere, non del tutto autoctona: il Castel del Monte.

Un paradosso affascinante, che lascia spazio a una domanda inevitabile: ma a chi appartiene davvero il maniero federiciano?

Castel del Monte, maestosa opera ottagonale voluta da Federico II di Svevia, dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1996, si erge solenne tra le Murge baresi. La sua appartenenza amministrativa è chiara: il castello sorge nel territorio del Comune di Andria. Tuttavia, la sua posizione geografica lo rende sorprendentemente vicino a Corato, quasi più che al cuore cittadino andriese.

Ecco dunque che, nell’immaginario collettivo, Castel del Monte diventa un simbolo non esclusivo, ma condiviso: un’icona di tutto il territorio murgiano, al di là delle rigide demarcazioni comunali.

Le calamite di Corato che raffigurano Castel del Monte non rappresentano quindi un errore, ma piuttosto una “licenza poetica” del commercio turistico.

L’inserimento del maniero tra i simboli coratini risponde a una logica duplice: da un lato, intercettare l’interesse del visitatore che associa la Puglia a quella celebre architettura ottagonale; dall’altro, ribadire una vicinanza culturale e paesaggistica che trascende i confini amministrativi.

Il turista, infatti, difficilmente distingue tra Corato e Andria quando, con lo sguardo rapito, percorre le ondulazioni delle Murge e scorge all’orizzonte il profilo geometrico del castello. E per chi acquista un souvenir, ciò che conta è il racconto emozionale del territorio, più che la precisione geografica.

Castel del Monte è quindi raffigurato accanto al Dolmen dei Paladini o al Palazzo di Città di Corato non per una svista, ma come suggello di una vicinanza storica, culturale e paesaggistica. Una sorta di “adozione affettiva” che la città di Corato rivendica con orgoglio, senza togliere nulla all’appartenenza formale ad Andria.

In fondo, Castel del Monte non appartiene soltanto a un singolo comune, ma a un’intera comunità, a una regione, e persino all’umanità intera, essendo riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio universale.

Le calamite che raffigurano insieme i simboli coratini e Castel del Monte raccontano una verità che va oltre le carte catastali: la bellezza non conosce confini rigidi, e l’identità di un territorio si nutre anche di contaminazioni e vicinanze.

Così, acquistando una calamita di Corato, il visitatore porta con sé non soltanto l’immagine di una città, ma l’essenza di un’intera area murgiana, con le sue pietre millenarie, le architetture solenni e l’aura intramontabile del “Puer Apuliae”, Federico II.

Un ricordo magnetico, in tutti i sensi.

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