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XI’AN, STORIE DAI LUOGHI DELL’INFINITO

4 Maggio, 2015 | scritto da Chiara Rutigliano
XI’AN, STORIE DAI LUOGHI DELL’INFINITO
Attualità
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Xu Yao ha 5 anni e un folto caschetto nero, e da grande vuole volare nello spazio.

Conosco questo bambino in treno, in viaggio verso Xi’An, a sud-ovest rispetto a Shenyang. Il suo letto è proprio sopra il mio, e dopo qualche ora dalla partenza ha deciso che possiamo farci compagnia per tutta la durata del viaggio, dunque per circa trenta ore.

Ho subito la sensazione di non avere davanti a me un bambino qualsiasi, Xu Yao non riesce a non tenersi impegnato in qualcosa: mi recita alcune note favole cinesi, costruisce aereoplanini di carta, disegna. I genitori hanno scelto per lui un nome legato al vigore e alla vitalità della giovinezza: i suoi occhi mi parlano della sua passione molto più che i suoi gesti, rivedo in lui una forma pura e disinteressata di amore nei confronti delle cose più semplici, qualche foglio di carta, qualche colore, e la possibilità di potervici dedicare tutto il tempo che meritano. Mi ricorda il protagonista de “Si alza il vento”, ultima pellicola del celebre maestro d’animazione giapponese, Hayao Miyazaki, e la sua passione per l’aviazione.

Osservare la Cina dal vetro di un treno in corsa è particolarmente interessante, soprattutto se il viaggio dura un giorno e qualche ora e ci porta nella zona nord occidentale della Cina. Xu Yao, come noi, rimane incantato dai mille volti del paesaggio cinese, da come repentinamente si trasformi, dalle immense campagne alle città e grattacieli, e poi ancora dalle piccole costruzioni abitate disperse nel verde, distanti tra loro chilometri e chilometri.

Il viaggio alla scoperta delle capitali non è dunque finito a Pechino. Meta finale stavolta è Xi’An, nota anche con l’antico nome di Chang’an (letteralmente Pace Perpetua), una delle città più importanti della storia e cultura cinese. Capitale per ben tredici dinastie, è molto conosciuta anche per essere il punto di snodo principale della Via della Seta, che si estendeva per più di 7000 chilometri. La città ha più di 3100 anni di storia. E si respirano tutti. Non per caso è lì l’Ottava Meraviglia del Mondo: l’Esercito di Terracotta, corredo funebre del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, schierato su tre grandi fosse. Oltre 40 anni fa la scoperta, a Marzo ’74, di circa seimila guerrieri e cavalli dell’esercito, a grandezza d’uomo.

Xi’An arriva a sfiorare le pendici settentrionali della catena di Qinling, a sud, e le sponde del fiume Wei, a nord. È per questo un’area in cui gli interventi di conservazione del verde sono da sempre massicci, volti a contrastare lo sviluppo della città in senso verticale, cosa che naturalmente danneggerebbe il patrimonio culturale che qui più che altrove si tocca con mano.

Xi’An è verde, calda, per niente frenetica. Qui tutto segue il ritmo naturale delle cose. Ad abbracciare la città, il monte Li: due picchi per 800 metri di altezza. Sul picco occidentale si trova il Tempio Laojun, dove, secondo una tradizionale locale, l’imperatore Xuanzong giurò eterna fedeltà alla sua concubina Yang Guifei, una delle bellezze più note cantate dalla letteratura cinese. Sul versante opposto un padiglione segnala il luogo dove Chiang Kai-shek, presidente del partito nazionalista cinese, fu catturato il 12 dicembre 1936 da due suoi generali e costretto a collaborare con i comunisti nella guerra di resistenza ai giapponesi. Dal monte Li la vecchia capitale tace, tutto è fermo.

Ad est di Xi’an si trova una delle cinque grandi montagne sacre cinesi, il Monte Hua. Da sempre meta di pellegrinaggi e alta più di 2000 metri, conserva pressoché intatti diversi templi religiosi, sia taoisti che buddhisti. L’arrampicata è in molti punti estremamente pericolosa, con sentieri a strapiombo, talvolta senza corrimano, e stretti da non far passare più di una persona alla volta. Dalla cima l’imponenza della montagna in tutte le direzioni, per tutti i punti cardinali. Ciascun padiglione porta le tracce ancora ben visibili di un complesso di miti taoisti, legati al raggiungimento dell’immortalità mediante la ricerca della formula alchemica perfetta. Legata alla religione anche la Pagoda della Grande Oca Selvatica. Situata nella parte meridionale della città è una delle due costruzioni rimaste dell’epoca Tang, al tempo voluta al fine di conservare alcuni testi buddhisti portati dall’India dal monaco Xuanzang.

Tante le storie di regni e religioni legate a questa antica capitale, ogni muro è un pezzo di storia che segue come un’ombra e vigila sul solito preponderante intervento umano. Un’ombra abbastanza evidente da farmi pensare a Xi’An come ad un luogo dell’infinito.

 

Chiara Rutigliano

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