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Anna Politkovskaja: il coraggio di essere una giornalista

8 Ottobre, 2015 | scritto da Nicola Liso
Anna Politkovskaja: il coraggio di essere una giornalista
Attualità
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Il 7 ottobre 2006 veniva uccisa a Mosca la giornalista russa Anna Politkovskaja, per aver denunciato gli orrori della guerra in Cecenia ed essersi battuta in favore della libertà di espressione.

Anna Stepanovna  Politkovskaja è stata una giornalista e un’attivista per i diritti umani russi, nel 1982 inizia a lavorare all’Izvestia, dove rimane fino al 1993. Dal 1994 al 1999 collabora con diverse radio e TV libere. Nel 1998 si reca per la prima volta in Cecenia come inviata della Obšcaja Gazeta per intervistare il neo-eletto Presidente della Cecenia, Aslan Mashkadov. A metà del 1999 passa alla Novaja Gazeta, il giornale sul quale pubblica le inchieste scomode e i reportage scottanti sulla Cecenia, il Daghestan e l’Inguscezia, criticando senza mezzi termini il presidente russo Putin e i politici locali, “fantocci” di Mosca.

Fu l’interesse per i rifugiati a portarla in Cecenia quando, alla fine degli anni Novanta, ricominciarono gli scontri violenti e il pesante coinvolgimento dell’esercito russo,documenta i massacri e denunciare la politica russa, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni.

Mentre si trovava in Cecenia all’inizio del 2001, venne arrestata e rinchiusa in una buca nel terreno da militari russi, minacciata di stupro e spaventata con una finta esecuzione.

Giornalista scomoda per molti, nel settembre 2004 si sente male sull’aereo che la sta portando a Beslan, si sospetta che Anna sia stata oggetto di un tentativo di avvelenamento, da parte del FSB dopo aver bevuto un tè sull’aereo. Nel dicembre 2005, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna sulla libertà di stampa afferma: “Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano” e denuncia il clima di minaccia instaurato da Putin contro la libertà di stampa e di parola. È consapevole di rischiare la vita con la sua opera di denuncia e controinformazione, ma non si ferma.

Il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo viene scoperto il cadavere della giornalista, accanto al suo corpo vi sono quattro bossoli, uno dei proiettili ha colpito la giornalista alla testa

Anna serviva con semplicità e verità quella che era la comune deontologia professionale del giornalista, ha combattuto con la penna, una guerra, condannando anche a gran voce le atrocità che hanno commesso gli  esseri umani , nonostante la sua  esile figura ha  sconfitto da sola il suo avversario più grande  la corruzione  con informazione, raccontando  al mondo ciò  che non sempre si vede: «Bisogna essere disposti a sopportare molto, anche in termini di difficoltà economica, per amore della libertà»cit. Anna Politkovskaja

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