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Canosa – Il sindaco consegna le chiavi alla Sovrintendenza archeologica delle catacombe cristiane,

31 Luglio, 2016 | scritto da Antonella Loprieno
Canosa – Il sindaco consegna le chiavi alla Sovrintendenza archeologica delle catacombe cristiane,
Cultura
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Le catacombe di Santa Sofia (III-VIII secolo dopo Cristo), le uniche cristiane ritrovate in Puglia, saranno finalmente rese fruibili grazie alla consegna delle chiavi di accesso da parte del sindaco di Canosa, Ernesto La Salvia, al Sovrintendente Archeologico delle Catacombe, Fabrizio Bisconti. L’incontro si è svolto il 29 luglio a Roma, presso la “Pontificia commissione di archeologia sacra”.

Le catacombe, che furono rinvenute negli anni ’50 sulla strada nazionale Canosa – Barletta (Strada Statale 93), rappresentano un unicum per la Puglia, e sono tra le poche cristiane presenti in Italia meridionale insieme a quelle di Siracusa e Napoli. L’Amministrazione La Salvia ha fortemente voluto che il Vaticano, cui il Concordato fra Stato Italiano e Chiesa cattolica assegna la tutela e la valorizzazione del sito archeologico, ricevesse le chiavi: solo così ora potranno partire al più presto i lavori di restauro che lo renderanno finalmente fruibile. “Siamo convinti che gli interventi che la Soprintendenza Archeologica delle Catacombe potrà ora mettere in atto produrranno ricadute positive sulla nostra città, ma anche sulla Puglia e su tutto il territorio nazionale, sotto l’aspetto culturale, turistico ed economico, ha dichiarato il primo cittadino nel corso dell’incontro. Accoglieremo con grande favore le attività che si vorranno realizzare per la salvaguarda e la promozione di questo bene così importante.
Perché tale obiettivo diventasse finalmente tangibile mi sono recato a Roma, come sempre con mezzi privati, ha sottolineato La Salvia , per avere il piacere di sbloccare una situazione ferma ormai dal lontano 2003, fatta anche di confronti tecnici e archeologici (culminati in un tavolo tecnico tenutosi a Bari nel 2013) e che solo ora finalmente vedrà la luce. Era ora, oltre che assolutamente legittimo, che lo Stato pontificio entrasse nella piena disponibilità del bene catacombale come da prescrizione concordataria, il cui accesso era stato da tempo interdetto dal Comune di Canosa per ragioni di sicurezza. Ora partiranno gli studi per la manutenzione e ristrutturazione del manufatto da parte della Pontificia commissione di archeologia sacra. Le uniche catacombe cristiane di tutta la Puglia potranno finalmente essere rese fruibili dalla collettività”. Anche l’assessore regionale Loredana Capone, informata della questione, si è detta molto compiaciuta “per una iniziativa che aggiunge ulteriore valore ad una città giá ricchissima di storia e reperti e che incrementerà certamente pure l’offerta turistica, archeologica e religiosa della regione”. Le catacombe furono ricavate nei terrazzamenti del costone roccioso sul cui fondo scorre il torrente Lamapopoli. L’area prospiciente era adibita in età tardoantica a uso sepolcrale, come attestato dal ritrovamento di tombe a camera e terragne e di alcuni sarcofagi.

Al centro dell’area funeraria sono visibili i resti di una piccola basilica, che la tradizione assegna a Santa Sofia, per la quale sono state proposte datazioni oscillanti tra il VI e l’VIII secolo. Le catacombe sono organizzate in cunicoli indipendenti su cui si aprono dei cubicoli con sepolture ad arcosolio o a sarcofago. Le sepolture conosciute, una quindicina, si caratterizzano a volte come tombe di famiglia, a volte come deposizioni singole. In base soprattutto alla tipologia delle lucerne rinvenute nel sito si ipotizza che le catacombe siano state utilizzate soprattutto nel V-VI secolo.

Gli studi sporadicamente condotti sino ad oggi, fra i quali ricordiamo le indagini appassionate del compianto professore Nino Lavermicocca, docente di Archeologia medievale all’Università degli Studi di Bari, evidenziano, dunque, un complesso archeologico fra i più interessanti del territorio e che, per una serie di ragioni, travalicano l’ambito strettamente locale. “Fiero di aver posto personalmente il sigillo – conclude il sindaco La Salvia – sull’inizio di una nuova avventura archeologica che vede protagonista ancora una volta il nostro territorio: un nuovo tassello in quel affascinante racconto del passato che è la storia di Canosa”.

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