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Trani – Ridondanza e formazione nella scuola moderna. Le riflessioni del prof. Luigi Vavalà

11 Novembre, 2016 | scritto da Redazione
Trani – Ridondanza e formazione nella scuola moderna. Le riflessioni del prof. Luigi Vavalà
Attualità
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In tutte le comunità scientifiche del mondo si discute, liberamente, sulla crisi della ridondanza nei processi della formazione e dell’educazione. Gli informatici teorici chiamano “ridondanza” il rumore di fondo che interferisce e disturba fortemente i messaggi comunicativi, rendendoli opachi e difficili da decifrare. La correzione proposta consisterebbe nell’adoperare dei filtri critici in grado di attenuare la sempre crescente massa quantitativa delle informazioni. Tradotto nelle pratiche conoscitive e formative, tutto questo significa usare il pensiero critico per selezionare le informazioni sempre più invasive e caotiche. Senza il rafforzamento del pensiero critico, tutti i corsi digitali del mondo sarebbero fini a se stessi. Così ragionano gli informatici di un certo livello.
A scuola dovrebbe tornare in primo piano il tema tedesco della “Bildung” ovvero della formazione critica e multilaterale dei ragazzi. Cosa succede invece? Alcuni funzionari applicano con eccessivo zelo, leggi che vanno interpretate e applicate contemporaneamente. Così deve avvenire in una civiltà democratica avanzata, e i critici delle leggi non sono degli eversori ma soltanto dei cittadini attivi. Nelle famose e “ridondanti” competenze di cittadinanza bisognerebbe mettere al primo posto la capacità reattiva nei confronti degli eventi del mondo. Poche scuole sono dirette da dirigenti forti, vigili e attenti a tutti gli aspetti della vita umana, e nel pieno rispetto delle leggi vigenti. Nonostante la buona direzione complessiva, si sente però l’assenza di un critico e partecipato dibattito franco e schietto sui decisivi temi della formazione e dell’educazione. Il grande filosofo tedesco F. Nietzsche, ha letto il tema della formazione nei termini giusti e persuasivi di una lotta interna all’individuo tra diverse forze plasmatrici; l’esito di questa lotta non e’ facilmente prevedibile, e non aiuta il martellamento ministeriale sulle competenze.
La funzione del docente dialogante continua ad essere decisiva e la scelta dei contenuti non e’ neutrale o subordinata alla religione delle competenze funzionali. Mi sono permesso, ad esempio, di sottolineare che contenuti manichei rafforzano le tendenze fanatiche ed estreme; lo sbilanciamento sulla tragedia rende, drammaticamente, spettrale la percezione del mondo, da parte dei ragazzi; l’eccesso di astrazione o di metodi analitici assidera le capacità inventive e narrative. Dispiace che non si trovi il tempo per discutere di questi punti cruciali all’interno della scuola.

Prof. Luigi Vavalà, docente di storia e filosofia presso il liceo De Sanctis di Trani

One Comment

  1. Giuseppe Germinario says:

    Temo di dover concordare con chi interpreta la ridondanza nella scuola con una concordanza per difetto, nel senso che molto raramente da parte dei docenti si ha un’idea chiara di ciò che si persegue nel proprio lavoro, cosa si vuole ottenere e con quali mezzi sostanziali. Si leggono alcuni autori, alcuni poeti per ottenere cosa? Nell’organizzazione complessiva della scuola si tende ad eliminare delle discipline, oggi molti presidi, docenti, genitori, alunni si vantano di aver eliminato il latino dal liceo scientifico, ma tutti si sentono esonerati dal dover rendere conto di ciò che hanno fatto, hanno sottratto la licealità dalla stessa scuola e ne hanno fatto una scuola tecnica: nulla da eccepire ma che lo si sappia e lo si dica a chiare lettere.
    Il giovane formato dai licei tradizionali oggi oscilla tra l’homo sapiens e l’homo informaticus, ha perso tutto il tempo che dedicava a se stesso per dedicarsi e divenire un “homo tecnologicus” e con queste conoscenze aspira a diventare uno scienziato. Scienziato si diventa stimolando le capacità di intuizione profonda e di rigore logico che stronca le intuizioni perverse. Solo alcune discipline possono far conseguire questi obiettivi se ben praticate. Altro vanto odierno appare l’alternanza scuola lavoro: ma credo che ci sia un tempo per apprendere, per formarsi, per creare l’uomo che accetti di essere sempre tale e non diventi un assassino appena girato l’angolo, quello che la “communis opinio” definisce gente normale e che poi magari ammazza i propri figli, questo non dobbiamo accettarlo passivamente e come se noi tutti non avessimo delle responsabilità nei confronti di tutta l’umanità: ci sia un tempo per il lavoro che la nostra società fa durare circa quarant’anni.
    Credo che la scuola debba fare qualche riflessione ravvedersi in questo senso.
    Prof. Giuseppe Germinario

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