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Margherita di Savoia – Una lettera dal Congo di padre Savino Castiglione

19 Febbraio, 2017 | scritto da Redazione
Margherita di Savoia – Una lettera dal Congo di padre Savino Castiglione
Attualità
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GENNAIO 2017 – VISITA ALLA NOSTRA COMUNITA’ IN BUTEMBO (Congo).

La notte di Capodanno, sono partito alla volta di Butembo (Congo). Dopo aver fatto la visita pastorale nelle comunità del Brasile e delle Filippine nei mesi di novembre e dicembre, era arrivato il momento di visitare, per la prima volta, anche la comunità congolese. Con me ha viaggiato anche P. Charles, il nostro giovane prete nigeriano. Il volo della compagnia aerea Etiopian Airlines, dopo aver fatto scalo ad Adis Abeba ci ha portato all’aeroporto internazionale di Goma (Congo) alle 14,30 del giorno dopo (10 ore effettive di volo). L’indomani, 3 gennaio, con un piccolo aereo (12 posti) siamo atterrati sulla pista sterrata di Butembo.

BUTEMBO, una paesone, più che una città, nonostante la popolazione sia di 1.200.000 abitanti, (estesa quanto l’area metropolitana di Roma) è posta a 1800 metri sul livello del mare. Senza un piano regolatore, si estende su di un vasto altopiano occupato da una dozzina di grandi colline, con pendii a pendenza variabile, con la maggior parte delle case basse, costruite in mattoni o arbusti ricoperti di fango. Le case sono collegate tra di loro da strade (eufemismo, meglio dire piste sterrate), più o meno larghe ma scavate nel tempo dalla pioggia (alle famose buche delle strade di Roma, gli fanno un baffo). E’ possibile viaggiare utilizzando solo moto o auto che hanno sospensioni molte alte e 4 ruote motrici. La vegetazione è rada.
Tutto intorno alla città si ergono monti che raggiungono i 2.200 metri di quota. Una nota positiva e di grande importanza riguarda l’aspetto della salute: a Butembo, trovandosi molto in alto e lontanissima dalla foresta, non c’è la febbre gialla e la malaria.

La terra di Butembo, color rosso ruggine, è molto fertile. La campagna, produce in abbondanza ortaggi, legumi, riso, mais e grano. Non c’è una vasta varietà di frutta a motivo dell’altezza. Non manca il pollame e la carne bovina, suina e ovina. Nonostante la posizione geografica (siamo proprio all’equatore), a motivo dell’altitudine, il clima è mite e piacevole. Nella mattinata e nel tardo pomeriggio, si sente il piacere di avere addosso un maglioncino o una felpa. La stagione secca va da gennaio ad aprile.
Allontanandosi solo di poco dalla centro cittadino, la povertà la fa da padrona; quella che siamo abituati a vedere nei documentari. La gente, però, specialmente in quest’area, reagisce come sanno fare quelli che hanno imparato a convivere con la situazione endemica e perciò, senza piangersi addosso, si rimboccano le maniche, così come si può capire chiaramente, girando e osservando l’attività della gente. I bambini sono tanti, tanti, tanti. I loro occhioni curiosi e indagatori, ti colpiscono. Le bambine piccole, le vedi con i fratellini/sorelline sulle spalle. La lingua ufficiale è il francese. L’anno scolastico ha gli stessi tempi di quello italiano.

Il valore dell’ospitalità è molto praticata. Siamo stati circondati da tutta una serie di attenzioni da parte dei parrocchiani e degli amici della missione, i quali oltre a venire a trovarci per darci il benvenuto, ci hanno fatto dono anche di due capre, di un coniglio e prodotti vari della terra.(Pensavo, venendo qui di calare di peso…sarà per un’altra volta). E poi, che dire della gioia e dell’allegria che esplode la domenica mattina durante le tre messe di orario della nostra parrocchia “ Santa Maria del Silenzio”. (Titolo davvero poco consono alla situazione!) Celebrazioni vive, piacevoli, liturgicamente ben animate e allietate da danze e canti molto ritmati. (durata media della Messa festiva: circa 150 minuti, predica inclusa, ovviamente). La lingua ufficiale è il francese.

IL MONDO DEI SORDI. La vaccinazione pressoché assente, così come ogni forma di prevenzione, fa sì che la presenza delle persone sorde sul territorio è poco più di 2.500 unità. C’è una sola scuola speciale per privi di uditi, gestita dalla diocesi e che accoglie circa 80 alunni delle scuola elementare. Niente scuola media obbligatoria. Completamente assente una qualsiasi forma di assistenza da parte dello Stato. Durante la visita abbiamo fatto felice un certo numero di alunni, quelli più bisognosi, secondo il direttore, perché grazie agli amici di sempre Camponeschi della “Tours Service”, a Tonino Ferralis e alla Onlus “Superfac- Onlus” di Pagliare del Tronto , era stato possibile mettere in valigia un bel numero di zainetti per la scuola e materiale di cancelleria. Purtroppo, c’è questa è la cosa che fa tanto male; c’è un grosso problema atavico, culturale, per cui la persona sorda è vista come una maledizione o peggio, come l’origine e la causa di tutte le disgrazie della famiglia. La famiglia si vergogna della persona sorda e spesso reagisce segregandola, allontanandola da casa o picchiandola. “Emarginati dalla società e rinnegati dalle famiglie, vivono come fantasmi in mezzo agli altri, condannati ad un silenzio assordante”.
Così affermava Antonio Spanò, nel documentario che ha prodotto nel 2012 proprio sulla realtà dei sordi della grande Butembo. Da questo si deduce che il lavoro più grande da fare, per il futuro, è aiutare, piano piano la popolazione ad inquadrare il problema nella giusta luce e fare in modo di dare alle persone sorde il senso della dignità, attraverso l’istruzione e il lavoro.
C’è davvero tanta, tanta strada da fare in questo senso per la comunità della Piccola Missione per i Sordomuti, approdata in questa terra circa due anni fa.

LA NOSTRA COMUNITA’
In una delle zone periferiche della città, vive la Comunità della Piccola Missione per i Sordomuti – Opera Gualandi – (8 persone) in una casa posta sul crinale di una delle colline a due passi dalla parrocchia che è stata costruita dalla nostra Congregazione e che la domenica accoglie anche le persone sorde. (Non posso darvi l’indirizzo perché la Posta qui non esiste e non ci sono i nomi delle strade- Funzionano solo i corrieri privati). Priva di un suo pozzo artesiano, di difficile realizzazione a motivo della posizione alta sulla collina (dovremmo trivellare, presumibilmente, fino a 90/100metri), per tutti i bisogni della casa, si dipende dall’acqua piovana, raccolta in grandi contenitori di gomma. (ogni tanto si ha la tentazione di fare…la danza della pioggia).
Per quanto riguarda l’acqua potabile, si fa ricorso ad una sorgente che esce direttamente dalla roccia a poco più di 3 chilometri da casa (considerata la fila e la scarsa quantità che ne fuoriesce, si va muniti di un buon libro). Non essendoci una rete per l’energia elettrica, per l’illuminazione, e solo per quella, si sfrutta l’energia prodotta dai pochi pannelli solari e conservata in appositi accumulatori. Per cucinare, invece, la comunità di serve di una grande cucina economica di ghisa, a legna, anni ‘50 (altro che Scavolini). Una signora, si occupa della preparazione dei pasti.
La legna, comprata in grosse quantità, di solito arriva in tronchi di media grandezza, tagliati poi a misura, con l’aiuto di ascia e macete, dalla forza giovanile dei seminaristi. (una forma di esercizio fisico volontario, al quale non possono sottrarsi). I giovani, inoltre, si occupano di tutti gli altri servizi, compreso il lavare la propria biancheria e stirarla. Per stirare usano il vecchio ferro da stiro a carbonella delle nostre mamme. (Qui, Stirella, non ha mercato) La nostra Comunità cura anche un piccolo allevamento di conigli.
A differenza delle nazioni asiatiche che considerano il coniglio un animale domestico, alla stregua di un gatto o di un cane, e quindi gode di… lunga vita, qui riscuote ben altra considerazione (ho avuto una fortuna sfacciata). Ovviamente, immagino che, anche loro, come le due capre, non hanno molto apprezzato la nostra visita. Sono certo che l’esperienza nelle Filippine e la consulenza della comunità locale, sarà di grande aiuto per pensare ad un primo programma di massima al fine di offrire l’istruzione, il lavoro e quindi un futuro e una dignità, alle tantissime persone sorde che, in queste terre vivono nella povertà più estrema e nell’emarginazione più totale. Per questo, appena possibile, per rendere visibile le potenzialità delle persone sorde,(che possono fare tutto, eccetto sentire) si partirà con una piccola scuola e con un semplice capannone per l’apprendimento di alcuni mestieri. La vendita dei prodotti e dei manufatti realizzati, saranno una sorta di auto-finanziamento. La nostra congregazione ha già acquistato il terreno (circa 2900 mtq.) per la realizzazione del progetto. Stiamo anche vagliando seriamente la possibilità di realizzare il profondo pozzo artesiano, dal momento, che non c’è alcuna rete idrica.

Mi auguro, in futuro, di poter contare sull’aiuto di futuri volontari italiani, per offrire corsi utili alle persone sorde per inserirsi nella società (carpentieri, idraulici e sarti). Se, come dice il grande saggio cinese, ogni cammino comincia con il primo passo, ebbene, la Piccola Missione per i Sordomuti, con l’aiuto del Signore, ha già fatto i primi passi ed è già…in viaggio. Il Signore sa che può contare sulla nostra collaborazione. In futuro, sperando di farvi cosa gradita, vi terrò informati dei progressi. Vi saluto tutti caramente e vi auguro ogni bene nel Signore per il nuovo anno.

P. Savino

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