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Collettivo Exit di Barletta: “Al processo per disastro ambientale dovrebbero esserci anche le istituzioni.

8 Novembre, 2017 | scritto da dora dibenedetto
Collettivo Exit di Barletta: “Al processo per disastro ambientale dovrebbero esserci anche le istituzioni.
Ambiente
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Davanti al disastro ambientale ormai conclamato, la Buzzi Unicem si preoccupa solo del cromo esavalente.

Sembra proprio che la nota di precisazione redatta dall’azienda nelle settimane scorse e diffusa dagli organi di stampa fosse rivolta nei nostri confronti – si legge in una nota diffusa dal Collettivo Exit- visto che per primi abbiamo posto la questione dei risultati del monitoraggio ambientale effettuato sul suolo e sulla falda.

Quello che non è andato giù alla multinazionale è il fatto che sia stato associato il proprio nome alla presenza nella falda di cromo esavalente; secondo l’azienda questi addebiti sono indimostrabili oltre che diffamatori.

Partiamo innanzitutto da un presupposto molto chiaro: quello che come Collettivo Exit abbiamo divulgato nei mesi scorsi sulla presenza nella falda e nel suolo di sostanza pericolose come cromo esavalente, arsenico, piombo, ecc. e che le istituzioni hanno cercato in tutti i modi di nascondere alla città è scritto nero su bianco all’interno della relazione conclusiva della seconda fase del monitoraggio.

Se vogliamo invece soffermarci sulla questione posta dalla Buzzi Unicem riguardante il cromo esavalente, nella suddetta relazione è proprio l’Arpa ad affermare che il cromo esavalente è prodotto dai cementifici.

Quindi, a meno che negli ultimi mesi nel nostro territorio non sia sorto un nuovo cementificio, è chiaro che l’Arpa si riferisse allo stabilimento della Buzzi Unicem.

Forse gli addetti ai lavori non hanno letto la relazione e quindi magari si rifanno a quello che è stato presentato nella sala rossa del Castello lo scorso 25 settembre dove le istituzioni (Sindaco, Assessore regionale all’Ambiente, Arpa e Cnr) si sono guardate bene dal dare informazioni così importanti, limitandosi invece a magnificare il loro operato che fino ad oggi ha prodotto risultati molto scarsi.

Sembra quasi che la contrapposizione ormai evidente sui temi ambientali si riduca solamente alla questione del cromo esavalente, dimenticando volutamente che il problema principale che investe la

Buzzi Unicem è l’incenerimento di 65.000 t/a di rifiuti.

Per sintetizzare, potremmo dire che alla Buzzi è andato di traverso il fatto che venga collegata la propria azienda al cromo esavalente mentre tutti noi da alcuni anni abbiamo sul groppone la sua trasformazione in un inceneritore nel cuore della città.

Con tutte una serie di ricadute ambientali, queste sì, ormai acclarate dalla comunità scientifica e con limiti di legge per le emissioni molto più permissivi rispetto agli inceneritori classici (basti pensare all’NOx: per gli inceneritori il limite è di 200 mg/Nmc, mentre per un cementificio è tra 500 e 1800 mg/Nmc).

Di tutto ciò sembra accorgersene anche la magistratura visto che ha rinviato a giudizio i vertici della Buzzi Unicem per disastro ambientale.

In questo processo che aprirà i battenti nelle prossime settimane si sono costituiti parte civile istituzioni come la Regione, la Provincia e il Comune di Barletta che invece dovrebbero essere a processo per le loro responsabilità nella crisi ambientale della nostra città.

Le vere parti civili in questa vicenda sono i lavoratori del cementificio e i cittadini

che in tutti questi anni hanno dovuto subire sulla loro pelle gli effetti di politiche economiche che in nome del profitto hanno sacrificato la salute e l’ambiente.

Senza dimenticare chi in tutti questi anni ha rilasciato permessi per poter costruire a ridosso delle aziende insalubri.

Ma una classe politica fallimentare continua a far finta di nulla cercando in tutti i modi di affossare anche le proposte portate avanti dai movimenti.
Nei mesi scorsi avevamo affermato che la Regione Puglia avrebbe dovuto sospendere l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che permette alla Buzzi Unicem di poter bruciare rifiuti, fino a quando non fossero state accertate tutte le responsabilità.

Questa oggi dovrebbe essere anche una preoccupazione dell’Amministrazione Cascella che potrebbe premere sull’Ente Regionale per questa soluzione.

Ma il Sindaco Cascella fa finta di nulla e anzi si rifiuta di spendere i 100.000€ stanziati dal Consiglio Comunale per la delibera sul monitoraggio ambientale presentata dal Forum Salute Ambiente.

Ora, quei quattrini non sono stati mai spesi per un monitoraggio che, se realizzato in modo adeguato, inchioderebbe ancora una volta

la Buzzi Unicem e anche la Timac alle loro responsabilità;

con il rischio che se non verranno impegnati nelle prossime settimane, quei soldi saranno persi per sempre, con un danno notevole per la collettività.

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