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Trani – Il testo dell’omelia del nuovo Vescovo D’Ascenzo

28 Gennaio, 2018 | scritto da Antonella Loprieno
Trani – Il testo dell’omelia del nuovo Vescovo D’Ascenzo
Attualità
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Oggi 27 gennaio 2018 la celebrazione d’insediamento del nuovo arcivescovo Monsignor Leonardo D’Ascenzo. Pubblichiamo il testo dell’omelia del Vescovo presso la Basilica di San Nicola Pellegrino a Trani.
OMELIA
“… Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza… mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione” (1Cor 2,1-3). Così si rivolge San Paolo alla comunità di Corinto.
Prendo in prestito le sue parole per dirvi di non aspettarvi particolare eccellenza della parola o della
sapienza! Sono consapevole dei miei limiti e fragilità, timori e trepidazioni per questo chiedo al Signore di servirsi di me perché, attraverso il sostegno forte delsuo Spirito, possa essere capace di portare le sue parole.
Ma ancora di più perché tutta la nostra Chiesa, come ci ha detto la prima lettura, sia profetica cioè portatrice delle parole del Signore e di nessun altra divinità.
Chiedo ancora al Signore il dono della disponibilità e generosità perché possiate contare sulla mia vicinanza,
amicizia e familiarità per tutto il tempo in cui la Provvidenza di Dio permetterà che io viva con voi e tra
voi…
Il vangelo di Marco ci ha presentato Gesù che, da buon ebreo, si reca in giorno di sabato nella sinagoga di
Cafarnao per partecipare al culto, alla preghiera.
La sua presenza e la sua parola non lasciano indifferenti, provocano la reazione di un uomo posseduto da uno spirito impuro che comincia ad imprecare contro di lui: che vuoi da noi? Sei venuto a rovinarci? So chi tu sei! Da queste parole si capisce che il problema di questa persona è quello di avere un’immagine distorta di Dio
visto non come alleato dell’uomo ma come avversario.
– Che vuoi da noi, che c’entri con la nostra vita? Oggi diremmo che c’entri con la politica, con l’economia, con il lavoro, con la scuola, con il condominio, con il tempo libero, con i nostri giovani, con le nostre famiglie? È pensare che Dio non abbia nulla a che fare con il concreto della nostra vita. Al massimo lo incontriamo e ascoltiamo in chiesa, poi usciti fuori è tutta un’altra storia.
– Sei venuto a rovinarci! Pensare che il Signore sia un limite, una riduzione per la vita dell’uomo, uno che ci impedisce di vivere a pieno la nostra esperienza per cui se Dio non ci fosse, se non ci
fossero i comandamenti, il Vangelo, saremmo uomini e donne più liberi!
– So chi tu sei! Credere che sia sufficiente sapere delle cose; accontentarsi di ascoltare, magari la
predica, senza che questo incida nella vita di tutti i giorni. Un conto è quello che si dice in chiesa
altro le situazioni che viviamo.
Non è questo il volto di Dio. Non è corretta questa percezione di lui. Ecco allora le imprecazioni, e tutto ciò avviene nella sinagoga, luogo di preghiera, di incontro con Dio, diremmo noi in chiesa, in cattedrale, durante la
celebrazione della messa!
Se il primo miracolo di Gesù è quello di liberare un uomo da uno spirito impuro, ossia dall’immagine distorta che ha di Dio, è importante che oggi stesso ci poniamo la domanda: quale è l’immagine di Dio che porto con mee? Quale è l’immagine di Dio che il nostro essere chiesa manifesta?
Il brano vuole suggerire l’importanza di saperci guardare dentro, come comunità ecclesiale e come singole persone e, questo, prima ancora di vedere cosa non va all’esterno o nella vita degli altri. Gesù è colui che ci fa conoscere il vero volto di Dio!
Nella lettera di saluto che vi ho inviato il giorno in cui è stata ufficializzata la mia nomina, il 4 novembre scorso, facevo riferimento ad un dipinto di Sieger Köder che rappresenta la scena della lavanda dei piedi raccontata dal Vangelo di Giovanni al capitolo 13, Gesù è inginocchiato davanti a Pietro, è tutto servizio, non si vede nemmeno il suo volto lo si scopre rispecchiato nell’acqua del catino utilizzato per lavare i piedi
dell’Apostolo. Dio è servizio, è dono, è amore per ciascuno di noi. Questo è il vero volto di Dio… e anche il nostro!
“Taci, esci da quest’uomo”. Gesù comanda e gli spiriti impuri gli obbediscono. Apriamo allora il nostro cuore
perché ciò che in noi deve essere purificato obbedisca a Gesù. La liberazione da lui operata, oltre a darci l’immagine del vero volto di Dio, permette di guardarci dentro e prendere maggiore consapevolezza del dono
immenso che ciascuno di noi è: siamo immagine e somiglianza di Dio, realtà preziosa ai suoi occhi, figli di
Dio, battezzati, costituiti per grazia sacerdoti re e profeti.
O Signore, entra nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra chiesa diocesana, nelle situazioni belle e in
quelle più difficili o faticose, fa che sappiamo riconoscerti come amico presente accanto a ciascuno di
noi come nostro alleato.
Con Gesù nel cuore, nella nostra vita, i nostri occhi sapranno riconoscere il vero volto di Dio e i segni della
sua presenza attorno a noi. È anche questo il senso delle parole del motto che ho scelto: messis quidem multa, la messe è molta. Sono parole che invitano a maturare uno sguardo sulla realtà che sia capace di riconoscere il bello, il positivo che ci precede e ci accompagna. Mi ha molto colpito Papa Francesco nel suo primo messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (11 maggio 2014), quando proponendoci una serie di ‘contenuti’ profondi, belli, che toccano le corde fondamentali della relazione chiamata￾risposta tra Dio e l’uomo dice: “’La messe è abbondante’ […] Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter
poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che la ‘messe è abbondante’. Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio”.
Spesso siamo segnati nel cuore e nel modo di guardare la realtà, da depressione e negatività, siamo presi da
sentimenti di preoccupazione, di tristezza o di sconforto. Orientiamo, allora, il nostro sguardo sull’abbondanza della messe, dono di Dio, e impariamo a sperimentare stupore, gratitudine, a coltivare speranza.
Per questa Diocesi è consuetudine che venga nominato un Vescovo di esperienza, non di prima nomina perché,
la nostra, è una Chiesa di lunga tradizione, vivace, numericamente grande. Queste stesse caratteristiche
risulteranno preziose a partire da oggi che accogliete un Vescovo appena ordinato. Non porto con me alcuna
esperienza in tal senso. Sarà questa Chiesa, sarete voi ad aiutarmi nell’apprendere il servizio che mi attende.
Da parte mia, come si dice, dovrò studiare… Certo è che, se la nostra Diocesi finora ha avuto il privilegio di
ricevere pastori di esperienza, oggi ha l’opportunità di accogliere, accompagnare un Vescovo giovane, come mi
sono sentito dire, e crescere con lui.
La messe è molta come ci ricorda il Vangelo, senza ignorare problemi o fatiche che certamente non mancano e non mancheranno, con il cuore e lo sguardo positivi perché abitati e trasformati dallo Spirito iniziamo sotto la protezione materna di Maria, e dei Santi Patroni Nicola, Ruggero, Mauro, Sergio e Pantaleone questa nuova avventura alla sequela dell’unico vero maestro, il Signore Gesù.

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