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Generazione Hikikomori. A rischio anche i giovani italiani

1 Maggio, 2020 | scritto da Redazione
Generazione Hikikomori. A rischio anche i giovani italiani
Attualità
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Un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più e che in questo momento storico diventa particolarmente allarmante: sono gli “hikikomori”, termine giapponese che viene utilizzato per indicare una forma acuta di isolamento sociale volontario che riguarda per lo più giovani tra i 14 e i 25 anni.

“Giovani per i quali scuola, istituzioni e politica possono attivarsi partendo da una conoscenza e sensibilizzazione sul tema e proseguendo con l’attuazione delle politiche più adatte, sia di prevenzione che di gestione, con un particolare sguardo al tema dell’inserimento lavorativo. Per questo anche nel nostro programma nell’ambito delle politiche giovanili, abbiamo inserito gli Hikikomori. Oggi vogliamo informazione e divulgazione su questo delicatissimo tema che coinvolge tante persone anche accanto a noi”.

Lo dichiara la candidata del M5S alla Regione Puglia Antonella Laricchia in un tavolo di discussione virtuale con i rappresentanti nazionali e regionali dell’associazione Hikikomori Genitori Italia Onlus ed esponenti del mondo scolastico e lavorativo, da lei fortemente voluto e moderato dal giornalista Massimo Maria Amorosini.

“I giovani hikikomori sono generalmente ragazzi molto intelligenti, sensibili, introversi che a fronte di particolari pressioni sociali e della paura dell’ambiente esterno e del giudizio, non riescono più a fronteggiare le relazioni sociali – spiega la presidente dell’associazione Hikikomori Italia Genitori, Elena Carolei – un fenomeno spesso confuso con la dipendenza da internet perchè molti di loro trascorrono il tempo navigando o giocando ai videogiochi, ma è un problema ben diverso che si riferisce alla difficoltà di stare con gli altri. Un disagio che coinvolge 100 mila giovani in Italia, per questo è per noi molto importante l’attenzione del mondo politico e istituzionale. Il lavoro da fare è molto, perché sono necessarie forme efficaci di integrazione”.

L’associazione sta collaborando con il Ministero dell’Istruzione per la stesura di linee guida per la gestione del fenomeno nelle scuole secondarie: “La scuola deve essere il principale attore del ritorno alla vita sociale attiva – spiega il professor Guido Dell’Acqua, membro del tavolo tecnico per la redazione di Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni Hikikomori – La normativa sul tema non c’è, così come in campo sanitario, per questo è il momento di sfruttare tutta la flessibilità che il Regolamento dell’Autonomia (DPR 275/1999) concede alle istituzioni scolastiche”.

Un problema che non riguarda solo il mondo della scuola, ma naturalmente coinvolge anche il mondo del lavoro che può trovare nuovi modi per coinvolgere i ragazzi Hikikomori: “Come Anpal siamo molto sensibili a tutte le situazioni di difficoltà nell’entrare nel mercato del lavoro – spiega Mimmo Parisi, presidente Anpal – l’Agenzia ha tra i suoi principali compiti quello di facilitare l’inclusione lavorativa e sociale delle persone e in particolare di garantire alle persone più deboli il dovuto sostegno perchè ognuno abbia pari opportunità. È un compito tanto più importante in un momento difficile come questo, che sta vivendo il paese, alle prese con l’emergenza Coronavirus”.

Instaurare un dialogo con le istituzioni è necessario per predisporre strumenti di intervento che la politica può mettere in campo. Alcune Regioni come Emilia Romagna e Piemonte si sono attivate in proposito.

“A novembre 2018 – spiega la dott.ssa Gianna Maria Travi, direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte – è stato firmato un protocollo d’intesa triennale tra Regione, Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e Associazione nazionale Hikikomori Italia Genitori Onlus. La Regione Piemonte prevede interventi per favorire innanzitutto il riconoscimento del problema e aiutare le persone ad acquisire le competenze necessarie a raggiungere gli obiettivi scolastici e formativi, favorendone il successivo inserimento lavorativo con strumenti dedicati”.

“Un ruolo fondamentale è giocato proprio dalla scuola – spiega la professoressa Paola Damiani dell’Ufficio Scolastico Regionale Piemonte – per questo è importante la definizione di un protocollo di azioni che la Regione Piemonte ha messo in campo per la gestione del fenomeno”.

Una sfida che le istituzioni pugliesi potrebbero cogliere, come spiega Liana Barracane, coordinatrice Puglia – Hikikomori Italia Genitori: “Una rete di operatori, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti, formatori e istituzioni specificamente preparata è indispensabile per individuare in anticipo il fenomeno. Solo in questo modo si può lavorare per il reinserimento sociale dei giovani adulti in difficoltà con indispensabili pianificazioni ad hoc delle istituzioni che agevolino il “debutto” sociale, nella scuola, nel lavoro”.

L’attenzione del M5S alle problematiche giovanili è sempre alta: “In Puglia abbiamo approvato una legge regionale per contrastare il fenomeno del bullismo e cyberbullismo, da un anno e mezzo, ma assurdamente inapplicata – spiega la consigliera Grazia Di Bari, prima firmataria della legge – tanti gli strumenti previsti come il punto d’ascolto all’interno delle scuole, o i corsi di formazione per gli educatori, famiglie e i ragazzi. Strumenti fondamentali da applicare, soprattutto in questo momento in cui, costretti a casa, internet diventa una risorsa straordinaria, eppure c’è chi la usa ancora per il suo potenziale negativo. Il cyberbullismo così come la violenza sul web non si fermano. Per questo ritengo ancor più grave il fatto che la legge regionale ancora oggi rimane inapplicata. Oggi la politica ha il dovere di fare di più, per questo noi non molleremo”.

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