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Il 21 Maggio sciopero dei braccianti agricoli

20 Maggio, 2020 | scritto da Domenico Bucci
Il 21 Maggio sciopero dei braccianti agricoli
Attualità
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Nota del Segretario Partito Comunista Regione Puglia, Roberto Cardilli

Il Partito Comunista invita i lavoratori allo sciopero. Le politiche contro il bracciantato agricolo hanno tolto dignità ai lavoratori, degradandoli a braccia strumento del profitto, e puro inumano sfruttamento asservito alla produzione di cibo secondo le regole imposte dal mercato della distribuzione globalizzata.
Il mercato della filiera agroalimentare chiede braccia per la raccolta dei frutti della terra e la ministra Bellanova risponde svendendogli uno stock di schiavi extracomunitari ed esibendo le finte lacrime già viste nelle recite inscenate da altri ministri fiancheggiatori degli strozzini capitalisti e delle loro logiche di continuo furto ai danni dei lavoratori. Il governo Conte non ha cambiato né il pelo né il vizio.

I lavoratori sono coloro che producono la VERA ricchezza del Paese e quindi ai lavoratori con la pelle di qualsiasi colore deve essere riconosciuto il diritto ad una vita dignitosa grazie al ricavo del loro lavoro. A loro deve essere permesso il diritto a una casa, all’istruzione, alla sanità pubblica e a costruirsi una famiglia senza chiedere l’elemosina agli enti caritatevoli.
Il salario percepito per un lavoro durissimo, onesto e socialmente indispensabile deve essere rapportato al costo della vita del lavoratore. Se ciò non accade è segno che i governi hanno intrapreso una politica economica di guerra contro i lavoratori, rendendoli schiavi. In agricoltura questo è ancora più evidente, drammatico, incivile e inumano.
Il governo Conte, come i precedenti governi di destra e sinistra, comunque servi del capitale non vuole sviluppare politiche di riconoscimento della centralità del lavoro.

La crisi strutturale della agricoltura a causa dell’entrata dell’Italia nell’Euro e nell’Unione Europea si è abbattuta come una mannaia sul collo dei piccoli proprietari terrieri, dei coltivatori diretti, dei contadini, dei braccianti agricoli.In venti anni di Euro, di politiche concertative dei sindacati confederali e di revisionismo politico, i lavoratori della terra hanno perso tutti i diritti acquisiti in decenni di lotte, impoverendosi fino al punto che il valore del salario dei braccianti si è dimezzato.

Ai lavoratori extra comunitari e di colore, oltre allo sfruttamento bestiale e all’emarginazione in ghetti di squallidi e antigienici, viene dato nulla. Questi lavoratori obbligati a ritmi giornalieri di lavoro, a volte anche di 12 ore, riferiscono retribuzioni reali di miseri 20 euro non documentabili.
Il 21 maggio, la lotta per la dignità del lavoro riparte dagli ultimi. S C I O P E R O.

I diritti sociali sono i più importanti!

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