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Rissa a Bisceglie, Negrogno: “Caro ragazzo”

5 Giugno, 2020 | scritto da Antonella Loprieno
Rissa a Bisceglie, Negrogno: “Caro ragazzo”
Attualità
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Pubblichiamo la riflessione di Rino Negrogno, scrittore e infermiere del 118 di Trani, dopo la rissa avvenuta a Bisceglie in cui è rimasto ferito un 16enne tranese.

Caro ragazzo,
quando tiri un pugno perdi una grande occasione. La Terra fa un giro completo, si fa improvvisamente giorno, poi di nuovo notte e non ti accorgi di aver perso un girono, che può diventare una vita.
Gli hai fratturato il setto nasale, gli hai spaccato l’arcata sopraccigliare, guarda le tue mani sono insanguinate, gli hai lasciato un segno che porterà a vita e che un giorno forse dovrà spiegare ai suoi figli.

E se i suoi figli andranno nella stessa classe dei tuoi.

Ma potrebbe anche avere un’emorragia cerebrale, potrebbe anche morire, così anche tu avrai una cicatrice che ti segnerà per tutta la vita e che forse dovrai spiegare ai tuoi figli, non so proprio con quali parole, ma dovrai farlo. Quando sarai vecchio e i tatuaggi che ti fanno tanto bello arrancheranno tra le rughe come macchie senza un preciso scopo, oltre a spiegare il significato di quella linea zigzagata sul deltoide, dovrai dirgli di quel pugno sferrato senza una vera ragione, per un futile motivo che, nella migliore delle ipotesi, non ricorderai nemmeno.

Pensa se al posto di quel montante avessi spiegato le tue ragioni, come sarebbe orgoglioso quel tuo ipotetico figlio, e come sarebbe diverso. Pensa a quante cose avresti potuto insegnargli, quanto desiderio di studiare quelle tue belle parole gli avresti inculcato. Gli avresti insegnato ad essere uno che non tira pugni, ma ha sempre una parola giusta per i superbi, e di conforto per gli afflitti.

Se li vedeste i vostri coetanei irruenti, mentre si lamentano perché il disinfettante brucia, quando è troppo tardi si pentono, piangono, si disperano per quel che hanno fatto.

Qualcuno, addirittura, si preoccupa di quel che diranno il padre e la madre che non si sarebbero mai immaginato di ritrovarsi un figlio con le mani sporche di sangue.

E piangono, piangono come bambini, bambini che i genitori pensavano già grandi.

Caro ragazzo, ti è andata bene per questa volta. Pensa a un mondo di figli che non conoscono i pugni, perché i loro padri non li hanno più tirati.

Fin da ora mi offro ai presidi, ai professori, ai catechisti e chiunque abbia a che fare con loro, per il prossimo anno scolastico, per raccontare ai ragazzi come ci si sente dopo aver tirato un pugno o dopo aver bevuto o dopo aver fumato. Insomma dopo aver fatto cazzate.
Così proviamo a riflettere, tutti insieme.
Contattatemi pure

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