Home Attualità “Apnea”, l’intervista al regista barlettano Francesco Delvecchio

“Apnea”, l’intervista al regista barlettano Francesco Delvecchio

Con lui in redazione l'attore biscegliese Fabio Salerno

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Sono venuti a trovarci in redazione l’attore biscegliese Fabio Salerno, presente nella serie tv “Christian”, in onda questi giorni su Sky, e il regista barlettano Francesco Emanuele Delvecchio, vincitore con il miglior cortometraggio italiano “Rivoluzione Gentile” presso il GeofilmFestival di Cittadella in Veneto.

Ci hanno presentato il nuovo cortometraggio scritto e diretto da Delvecchio, dal titolo “Apnea” (short movie).
Il corto è nato dopo il primo lungo ciclo di lockdown che ha visto l’Italia e non solo essa, muoversi in quello che è stata la lotta contro un mostro a cui la scienza ha dato un nome, ovverosia quello di Sars Covid 19 e che in qualche modo ci ha visto in qualche maniera tutti supplici ognuno a suo modo per non cadere in una trappola così mortale.

Apnea short movie vuole raccontare delle abitudini a cui molto spesso promuovono in maniera insensata la nostra vita e ne fanno diventare un senso di vita, della vita lesa dal bluff nel non poterle praticare, dei pretesti e delle crisi e di queste ultime ne abbiamo affrontate parecchi in questi mesi.

“La nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani” (Soren Kierkegaard).

Miti e speranze sfatate, vita e morte a confronto e volti allo specchio artefici e carnefici di un
miracolo che per strane congiunzioni astrali siamo noi stessi a proporre affinché accadano senza nulla togliere al divino.

SINOSSI – “Apnea” (short movie).

Per uno strano scherzo del destino il finale dell’anno 2019 ci ha portato a vivere in maniera del tutto consapevole il bluff, un bluff a cui la scienza ha dato un nome: Coronavirus.
D’un tratto tutti siamo stati accomunati da un comune indice denominatore: fare i conti con le nostre vite più o meno agiate, con il nostro indice di speranza nel credere che tutto potesse essere una guerra lampo contro questo male che spargeva il suo dominio incontrollato e incontrastato in ogni dove del mondo.

Ogni città, ogni paese ed ogni anima è corsa ai ripari come poteva e principi e priorità come quello della libertà sociale sono stati lesi.
D’un tratto il raziocinio ha fatto perdere le sue tracce dileguandosi ed è tornato in auge l’istinto animale insito in noi il quale porta alla sopravvivenza forsennata quasi senza respiro.

I balconi dispensavano aria, la gente osservata dall’alto sembrava robotica, cibernetica, automi, marionette e prede allo stesso tempo in cerca di un riparo sotto un cielo cieco e occluso.
Produzioni ferme, alimentari presi d’assalto e qualcuno già moriva nella sua solitudine.

“La nave è ormai in preda al cuoco di bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta, ma ciò che e mangeremo domani” (Soren Kierkegaard).
Questo piccolissimo film, questa piccolissima storia, vuole porre l’accento sulle vite spezzate lasciate nel silenzio, vuole porre il focus sulla lotta per la vita, sul senso inverso della perdita, sulla fioca speranza, e che Dio voglia o no persino sul senso del miracolo, miracoli che a volte noi stessi innestiamo.

Il nostro imprenditore Luca si troverà ad affrontare conflitti interni allo specchio del suo essere disperante, tra bene e male, tra vita e morte, tra routine e abitudini e mancati appigli poiché essi possano precostituire il nocciolo della nostra esistenza a cui volgarmente diamo un senso.

Eravamo in lentezza eppure c’era chi viveva attimi tremendi, facendo i conti col suo domani, attimi di celerità trattenuta come se fossimo molecole scosse in un contenitore.
Questo è un documento per la vita, nel valore della vita.

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