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Due anni di attesa per ottenere una pensione d’invalidità: la storia del barese Marcello

A riportare l'accaduto è l'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili (ANMIC) di Bari

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A riportare l’accaduto è l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili (ANMIC) di Bari.
“Protagonisti della vicenda sono il barese Marcello M., da tempo residente a Venezia, e i suoi genitori. Negli ultimi anni decide di ospitare i suoi genitori a Venezia perché non più in grado di vivere soli nel capoluogo pugliese. E qui nascono i problemi. In particolare per sua madre”.

Il racconto di una vera odissea durata circa due anni attraverso la sua testimonianza. Ma, soprattutto della soluzione a questa grande disfunzione burocratica grazie all’intervento della sede ANMIC di BARI.

“Questa è una storia di ritardi – spiega il sig. Marcello M. – io negli ultimi anni ho ospitato i miei genitori a Venezia dove lavoro perché non erano più in grado di vivere in maniera autonoma. Mia madre Maria Concetta ha presentato una domanda di richiesta di invalidità il 9 gennaio 2020. Nella documentazione dell’Inps – aggiunge Marcello – è presente una comunicazione nella quale si legge che sarebbe giunta una risposta. Mesi e mesi di attesa senza alcun riscontro.

Poi è arrivata la comunicazione. La risposta definitiva, quella che aspettavamo, è giunta il 20 settembre del 2021, cioè quasi due anni dopo l’inoltro della domanda.

Una risposta definitiva è giunta soltanto quando, durante il periodo estivo, siamo tornati per un breve periodo a Bari e abbiamo deciso di chiedere l’intervento dell’ANMIC sede barese direttamente al suo Presidente Michele Caradonna.

L’associazione ha operato attivamente attraverso un’interlocuzione diretta con l’Inps e finalmente e improvvisamente la situazione si è sbloccata. Da questa esperienza abbiamo imparato ad avere pazienza e che forse sarebbe opportuno introdurre dei correttivi per assicurare una tutela alla salute che, non lo dimentichiamo, è garantita dalla nostra costituzione”.

Successivamente è arrivata (in una diretta televisiva) anche la risposta del dottor Angelo Moroni, coordinamento generale e medico legale dell’Inps. “Mi sento in dovere di chiedere scusa al signor Marcello M. – ha affermato Moroni – perché lì dove c’è un ritardo dell’istituzione alla quale appartengo ce ne facciamo carico.

Nella fattispecie si fa riferimento alla visita per rogatoria. Noi queste situazioni – aggiunge Moroni – le abbiamo previste attraverso un meccanismo di delega dall’accertatore di residenza a quello dell’accertatore del domicilio.

Mi pare che anche in questo caso, visto il periodo in esame della situazione, la pandemia ha giocato il suo pesante ruolo.

Per questo mi sento di affermare che il ruolo delle associazioni, come ad esempio quello di ANMIC per noi è fondamentale. Quando ci segnalano situazioni che a noi sono sfuggite per noi è un grande apporto. Per cui, l’Inps ha tutto l’interesse ad ampliare questo tipo di collaborazione”.

Infine, il commento del presidente ANMIC BARI Michele Caradonna: “Siamo contenti che il caso si sia risolto positivamente grazie all’intervento della nostra associazione. E’ evidente che inghippi burocratici di questo genere creano non poche difficoltà non solo alle persone che vivono una disabilità ma soprattutto alle loro famiglie costrette a barcamenarsi nel mare magnum di documenti e procedure burocratiche troppo spesso farraginose legate ad alcune procedure dell’Inps che meriterebbero una profonda svecchiata. Credo che sia arrivato il momento di Agire” – chiosa sarcastico Caradonna.

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