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Allarme carni rosse – Ne abbiamo parlato con Sandro Di Bari

13 Novembre, 2015 | scritto da Angela Zicolella

Consumare salumi, insaccati e ogni genere di carne lavorata può causare il cancro e probabilmente anche mangiare carne rossa“.
Questo l’allarme lanciato poche settimane fa dall’ OMS, l‘ Organizzazione Mondiale della Sanità che è impazzato sui mezzi di comunicazione, creando un notevole allarmismo tra i cittadini.

Secondo quanto stabilito dai dati della ricerca: “le carni lavorate come i wurstel sono da ritenersi cancerogene e vanno inserite nel gruppo 1 delle circa 115 sostanze che causano il cancro a pericolosità più alta, come il fumo, l’amianto, l’arsenico e il benzene. Meno a rischio le carni rosse non lavorate, inserire fra le ‘probabilmente cancerogene’“. Dove per carni “lavorate” si intende tutte quelle trasformate attraverso salatura, stagionatura, fermentazione, prodotti affumicati o “altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione“.

Gli studi, però, sono stati eseguiti ad altissimi dosaggi o con durate di esposizione a derterminati prodotti molto lunghe, difficilmente replicabili nella vita reale. Inoltre questi sono stati effettuati su abitudini alimentari diverse da quelle italiane: negli USA si calcola un consumo di carne rossa superiore del 60% rispetto all’Italia.

Ci siamo chiesti, quindi, se vi sia pericolo per le carni italiane e lo abbiamo fatto parlandone con Sandro Di Bari, titolare dell’azienda andriese di macellazione, lavorazione e distribuzione della carne To.Di., che opera su tutto il territorio nazionale.

C’è pericolo per le carni italiane? E che tipo di controlli vengono effettuati?
A livello europeo, l’Italia è la nazione che ha i controlli più rigidi.
Il bovino cresce nel 99% dei casi in forma naturale e non modificata. Prima che l’animale venga destinato alla macellazione trascorrono i 18-20 mesi necessari alla sua giusta crescita. La carne italiana contiene, così, la giusta quantità di massa grassa.
Vi sono inoltre severissimi controlli sanitari. Infatti forniamo circa 40.000 pasti a strutture i cui destinatari sono prevalentemente bambini. Il prodotto conseganto è di alta qualità.

Quali sono i prodotti da evitare?
I prodotti da evitare sono i “preparati”, ovvero le carni già confezionate dalle aziende che prevedono lunghi tempi di scadenza.
Se la carne non è modificata può essere, infatti, consumata entro 8-10 giorni al massimo. Superata questa scadenza, la carne sarà stata necessariamente sottoposta a modificazioni.

Mangiare carne rossa quindi non fa male?
La carne rossa, consumata nelle giuste quantità e se non lavorata, non fa male. Quello lanciato dai media è stato un vero scandalo.
L’invito dell’ OMS, infatti, è stato quello di tornare alla dieta mediterranea che prevede il consumo di carne rossa in quantità adeguate, come per ogni altro alimento.
“La carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. La dieta mediterranea può addirittura diminuire il rischio di tumore”.

Dopo l’allarme lanciato, ci sono state ripercussioni sulle vendite?
Nella prima settimana dopo il lancio dell’allarme ci sono state delle ripercussioni.
Secondo di dati elaborati da Iri per Assica, l’associazione dei produttori di carni e salumi, nella settimana dell’annuncio (dal 26 ottobre al 1° novembre) sul presunto legame tra carni fresche e trasformate con l’insorgenza del cancro, le vendite nella grande distribuzione sono scivolate mediante dell’8,7 per cento.
Si è stimata una contrazione delle vendite di 16 milioni di euro nel solo canale moderno (ipermercati e supermercati).
Ora siamo rientrati nella normalità, con la convinzione di dare un prodotto di maggiore qualità, grazie ai controlli a cui le carni sono sottoposte, nella speranza che vi sia il giusto approccio e consumo dello stesso. Le giovani generazioni, infatti, sono restie al consumo della carne.

 

Il messaggio finale è quindi quello lanciato anche dal Ministro della Salute Lorenzin: “Affidiamoci alla dieta mediterranea, che vede il giusto equilibrio tra quantità, qualità e composizione nutrizionale degli alimenti, senza escludere la carne rossa”.

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