Questa mattina, venerdì 18 aprile 2025, a Mariotto, piccola frazione di Bitonto, un uomo ha accoltellato a morte la moglie, una donna di 74 anni il cui nome non è stato reso noto dalle forze dell’ordine.
Secondo la ricostruzione finora disponibile, l’autore del delitto ha poi chiamato il 112 confessando: “Ho ucciso mia moglie, venite”. Sul posto, in via della Libertà a pochi passi da piazza Roma, sono intervenute ambulanze del 118 e numerosi mezzi delle forze dell’ordine, che hanno delimitato l’area e chiuso al traffico la strada.
All’arrivo dei carabinieri della Compagnia di Modugno, l’uomo si era già barricato nel bagno dell’abitazione. I militari sono riusciti a forzare la porta; una volta all’interno hanno immobilizzato l’aggressore, che non ha opposto resistenza, e lo hanno arrestato in flagranza di reato.
Il corpo senza vita della donna è stato trovato riverso su un fianco, con numerose ferite da arma da taglio. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Bari, che ha disposto accertamenti medico-legali per chiarire dinamica e movente.
Mariotto, frazione di poche centinaia di abitanti alle porte di Bitonto, è rimasta sconvolta dall’accaduto. Si tratta di un caso particolarmente cruento in un territorio che, pur segnato da episodi di violenza domestica, non aveva mai vissuto un femminicidio di questa gravità negli ultimi anni.
Nel 2024, stando a una stima di Wired aggiornata al 25 novembre, sono state 51 le donne vittime di femminicidio, con un’alta concentrazione di delitti in ambito domestico. Questi numeri confermano il carattere strutturale di un fenomeno che in Italia – nonostante il calo complessivo degli omicidi – colpisce con maggiore violenza le donne.
Il nuovo femminicidio di Mariotto riporta l’attenzione sul ruolo cruciale delle reti antiviolenza e dei centri di ascolto territoriali: solo nel 2024, secondo l’Istat, sono state effettuate oltre 33.000 chiamate al numero verde 1522.
Al contempo, le autorità giudiziarie e di polizia continuano a implementare protocolli di protezione e misure cautelari per vittime di minacce e abusi. È fondamentale rafforzare il coordinamento tra forze dell’ordine, servizi sociali e associazioni del Terzo Settore per individuare precocemente i segnali di pericolo e intervenire prima che la violenza sfoci in tragedia.
In attesa degli esiti dell’autopsia e delle dichiarazioni ufficiali delle istituzioni locali, questo caso si unisce a un quadro nazionale di allarme costante, ricordandoci quanto sia urgente mantenere alta la guardia e potenziare gli strumenti di tutela delle donne.