“Ciò che è successo ieri (mercoledì, ndr) in piazza Catuma non è così come riportato da chi dovrebbe svolgere il ruolo di informare, ancor più se le informazioni sono state riportate da chi era impegnato nel Palazzo”.
Ad intervenire sugli eventi accaduti mercoledì sera in piazza Catuma ad Andria, quando una donna in evidente stato psico-fisico alterato ha espletato i suoi bisogni all’aperto e al cospetto di numerosi ragazzi e ragazze che affollavano la piazza, è il dott. Francesco Lullo, ex assessore comunale andriese.
“Facciamo chiarezza: ieri sera in piazza Catuma vi era, in effetti, una moltitudine di giovani che, dopo un anno lungo e difficile, si erano ritrovati in piazza per scambiare, in maniera serena e pacifica due chiacchiere, bere una birra, uno spritz.
E’ vero che erano in tanti, è vero che molti di essi non indossavano la mascherina, ma non è assolutamente vero che hanno deriso la ragazza protagonista di quella sgradevole “performance” in quanto in evidente stato di alterazione.
Va ricordato che non è la prima volta che la donna in questione si rende protagonista di gesti e atteggiamenti inconsulti, tanto che è già nota sia ai Servizi sociali del Comune e sia alle forze dell’ordine. Anche ieri, come già accaduto altre volte, ha inscenato uno spettacolo per nulla edificante: ha cominciato lanciando contro passanti e astanti bicchieri, posate e ogni altro utensile sui tavolini dei locali e ha finito come tutti sappiamo.
Le cronache e il chiacchiericcio “social” hanno puntato l’indice sui giovani che avrebbero irriso la poveretta, ma questa è – come sempre – la strada più facile per fuggire dalle responsabilità di chi, invece, dovrebbe farsi interamente carico innanzitutto di prevenire questo genere di incidenti.
Perché la zona della “movida” andriese, che raccoglie alcune migliaia di persone, non è adeguatamente pattugliata dalle Forze dell’Ordine? Perché la ragazza non è “assistita” dai Servizi sociali, a cui – come detto – la sua situazione è ben nota e non da ieri?
Se i problemi sono di natura psichica, le responsabilità sono da ricercare nel Dipartimento di Salute Mentale. Il Dipartimento coordina la “rete” dei servizi e delle strutture per la salute mentale. Nelle strutture residenziali si svolge una parte del programma terapeutico-riabilitativo e socio-riabilitativo per i cittadini con disagio psichico. Ma nel territorio della Asl Bt c’è posto solamente per un massimo di 20 pazienti e pure per un tempo abbastanza limitato.
Insomma, ogni volta che accadono eventi spiacevoli o sgradevoli, dovremmo ricordarci che quello che vediamo è solo la classica “punta dell’iceberg” e che la realtà, spesso, è molto più complessa e delicata: puntare il dito contro i giovani che tornano a vivere e a ritrovarsi dopo lunghi mesi di “reclusione” non è sempre la soluzione migliore. Alla fine a pagare le conseguenze sono gli esercenti che chiedono a gran voce l’intervento della politica, per poter lavorare con dignità e serenita!!!
Le Istituzioni (Sindaco, forze dell’ordine, uffici preposti della Asl e del Comune), ciascuna per la propria parte, facciano meglio la propria parte. Ma non dimentichiamo che i primi responsabili dei comportamenti dei nostri figli siamo noi genitori: se non torniamo, noi per primi, a fare il nostro dovere di educatori, non abbiamo alcun diritto di addebitare ad altri omissioni e cattive condotte” – conclude il dott. Lullo.