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giovedì, 7 Novembre 2024
HomeAndriaCastel dei Mondi, Anna Cappelli e la rincorsa alla parità dei generi

Castel dei Mondi, Anna Cappelli e la rincorsa alla parità dei generi

Cecilia Zingaro porta al festival un dramma che rappresenta un vero e proprio schiaffo agli schematismi mentali

Nella seconda giornata del Festival, Cecilia Zingaro porta in scena “Anna Cappelli”, un’opera scritta negli anni ’80 da Annibale Ruccello, drammaturgo scomparso prematuramente a soli 30 anni per un incidente stradale.

Anna è una donna  semplice che si trasferisce a Latina per lavorare nella pubblica amministrazione e va a vivere nell’appartamento della signora Tavernini, che la maltratta ogni qual volta le è possibile. La vita di Anna cambia quando conosce il ragionier Tonino che la corteggia fino ad ottenere il suo sì.

Dopo sei mesi di frequentazione, Tonino domanda ad Anna di convivere con lui, fin quando decide di convincersi e seguire la sua dolce metà. Nella casa del ragioniere, Anna comincia ad essere possessiva, sia sulle cose che sul ragioniere stesso. Non sopportando più il cambiamento della sua compagna, Tonino decide di trasferirsi in Sicilia, lasciando Anna in preda alle malelingue di paese. Prima che questo avvenga, però, Anna  trova la “soluzione” a tutti i suoi problemi.

Ruccello ambientò questa commedia negli anni ’60, in pieno boom economico, perché attuale anche per gli anni ’80… così com’è attuale ancora oggi: la donna prova ad emanciparsi da retaggi culturali millenari per poter vivere liberamente la propria vita, ma ne rimane comunque avvinghiata, incapace di liberarsene. Ma lo stesso vale per l’uomo, che prova a montare un rapporto libero con la donna ma, quando poi le cose diventano più complicate, sceglie la strada più facile e scappa via. Entrambi, così, al posto di costruire un amore libero e sincero, finiscono per essere prigionieri dei propri egoismi.

Cecilia Zingaro è molto brava con la sua recitazione a mantenere un clima leggero all’inizio della commedia, con balletti e vestitini colorati, lasciando trasparire il carattere iniziale di Anna. Con l’andare del monologo, cambia mimica facciale e tono di voce, diventando, minuto dopo minuto, sempre più cupa e oppressiva, ma mai cadendo nel pesante, con momenti di godibilissimo umorismo nero, accompagnando lentamente lo spettatore verso il dramma finale.

Molto azzeccate le scelte delle canzoni anni ’60 e bella anche la trovata dei video dei “Comizi d’amore” di Pasolini tra un atto e l’altro, che raccontano di un’Italia passata (?) e dei suoi pregiudizi sociali, e sottolineano l’evolversi del dramma.

“Lei, una ragazza non vergine, la sposerebbe?” chiede Pasolini ad un uomo;

“L’uomo deve essere sempre più libero della donna” si sente dire da una voce femminile, sempre all’interno del video.

Un grande plauso va a Cecilia Zingaro per aver portato al Festival una commedia forte, che rappresenta uno schiaffo in faccia a tutte le nostre costruzioni sociali, aggiungendo un altro gradino alla tanto agognata parità di genere, che sembra sempre una chimera lontana, persino ai giorni nostri.

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