“Quando un problema non viene affrontato in maniera strutturale ma con interventi solo emergenziali accade, spesso, che lo stesso possa ripresentarsi, magari con un andamento intermittente” – è quanto dichiarato dal Comitato Bene Comune di Trani.
“E’ quanto sta succedendo con la ormai famigerata cava, sita in contrada Monachelle a Trani, fumante a più riprese da un po’ di anni a questa parte: iniziò a emettere esalazioni maleodoranti dovute alla combustione di materiali di plastica ivi abbandonati nel 2017, per poi, dopo un periodo di pausa, ricominciare a fumare un anno dopo, nel 2018.
Dopo le operazioni di sbancamento condotte all’epoca tutto è caduto nel dimenticatoio, comprese le richieste avanzate da chi, come ad es. il comitato Bene Comune, chiedeva una serie di accertamenti quali uno studio sul rischio sanitario per le popolazioni limitrofe, le analisi sulle acque di falda nelle immediate vicinanze della cava e il monitoraggio dell’aria per il quale da tempo, e al di là della questione cava fumante, chiediamo che il comune si doti di una centralina fissa, così come accade a Barletta e ad Andria, con costi peraltro veramente irrisori.
E invece oggi, che la cava suddetta ha ripreso nuovamente a fumare, ci ritroviamo a confrontarci con le stesse mancanze di allora. Oltre a dover constatare ancora una volta che, come capita spesso in Italia, la collettività è costretta a farsi carico dei disastri lasciati dai privati che, intascati i profitti (imprenditori del settore lapideo che non hanno risanato a loro spese i luoghi e piccoli artigiani che sversano rifiuti di risulta per non pagare le discariche), non si fanno carico dei danni arrecati all’ambiente e ai cittadini.
Il fenomeno delle cave dismesse utilizzate come discariche abusive, poi, è un problema che da tempo dovrebbe essere affrontato con una pianificazione lungimirante e a 360 gradi. Partendo dall’immaginare un censimento e una riqualificazione delle stesse per trasformarle in luoghi fruibili dalla cittadinanza, fino ad arrivare a una pianificazione concertata con le città limitrofe per la realizzazione di impianti destinati alla chiusura del ciclo dei rifiuti.
E’ noto, infatti, che la carenza di impianti pubblici di recupero e trasformazione dei rifiuti differenziati ne rende sempre più costoso lo smaltimento e, di conseguenza, alimenta i traffici e lo sversamento illecito dei rifiuti stessi. Una problematica questa, per la quale bisognerebbe fare una forte pressione sulla Regione che, da quando ha istituito l’agenzia regionale Ager, ha assunto i poteri decisionali nella gestione dei rifiuti.
Oggi dunque poniamo nuovamente queste richieste e chiediamo che siano date risposte immediate perché continuare a ignorare tali problematiche, limitandosi a fare piccoli interventi sull’onda dell’emergenza, non porta a risultati reali e in grado di tutelare davvero l’ambiente e la salute, come è ormai evidente.
E nel momento storico che stiamo vivendo, occuparsi seriamente e responsabilmente di questi ambiti, dovrebbe essere una priorità assoluta per la politica a tutti i livelli” – conclude il Comitato Bene Comune.