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venerdì, 19 Aprile 2024
HomeAttualitàDa Charlie Hebdo a Fiorello: quanto ci piace la satira?

Da Charlie Hebdo a Fiorello: quanto ci piace la satira?

Quando a insegnare ironia, sarcasmo e buongusto ai francesi, ci pensano gli italiani

Sono passati oggi 81 mesi – quasi 7 anni – dal 24 agosto del 2016, quando l’Italia spezzata dalle scosse sismiche partite da Amatrice, piangeva 303 vittime e cercava di ridare un senso alla vita di altrettante famiglie.

Un lutto che si trasformava poi in rabbia e indignazione (e per alcuni anche pentimento) alcuni giorni dopo.

Precisamente il 31 agosto del 2016 quando, mentre si continuava a scavare per recuperare le persone rimaste sotto le macerie, sull’ultimo numero del giornale satirico francese Charlie Ebdo – che fino al gennaio del 2015 quasi nessuno conosceva – veniva pubblicata una vignetta dal titolo ‘Terremoto all’italiana’. Un immagine che mostrava due persone insanguinate e altre sepolte a strati, come se fossero il ripieno della pasta, con la dicitura:  ‘Penne al sugo di pomodoro, penne gratinate, lasagne’.

Uno shock.
Soprattutto per tutti coloro che avevano riempito le loro bacheche social con lo slogan ‘Je suis Charlie’ dopo il tragico assalto al giornale francese avvenuto il 7 gennaio 2015 e che aveva registrato 12 vittime, tra cui il direttore del giornale Stéphane Charbonnier e i noti vignettisti Wolinski, Cabu, Charb e Tignous.

Scontata la bufera di polemiche e l’indignazione generale.
Ma la vera domanda che all’epoca si sono fatti tutti è stata:
Quali sono i limiti della satira? Fino a che punto il black humor è divertente?
E soprattutto divertente per chi?

Domanda che sicuramente la testata francese si è fatta diverse volte, dopo aver visto morire la maggior parte dei suoi redattori per alcune vignette dissacranti su Maometto.

E infatti arriva subito sui social la precisazione del giornale con una nuova vignetta: “Italiani, non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, ma la Mafia”.

A questo punto va specificato che sì, proprio 2 mesi fa, a marzo 2023, sono state confermate in appello le condanne a 9 anni per il crollo di due palazzine di edilizia popolare ad Amatrice per due imputati con l’accusa di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni.

Crolli però, che causarono “solo” 19 vittime delle oltre 300 registrate in tutta Italia i cui palazzi sembrerebbero essere stati costruiti a regola d’arte.

Uso il condizionale perchè come anche i colleghi di Hebdo dovrebbero sapere bene, ogni giornalista ha il dovere deontologico di documentare ogni sua affermazione.

Da allora sono passati diversi anni e sono avvenute diverse ulteriori tragedie.

Ultima l’alluvione in Emilia Romagna, che ad oggi registra 15 morti, e un danno al tessuto economico, con infrastrutture distrutte, campi agricoli totalmente sommersi e case e attività produttive inagibili per miliardi di euro.
Un bilancio provvisorio, poiché l’allerta è ancora in corso.

Tanto materiale quindi per Charlie,
che questa volta però – almeno per il momento – decide di non proferire parola sull’argomento e continuare la satira su sbarchi e immigrazione.

Forse perchè all’epoca dei fatti del 2016 l’Ambasciata Francese ha preso pesantemente le distanze dalle vignette incriminate?
O forse perchè tutta la politica italiana, senza distinzioni di colore si è chiesta quale fosse di quella vignetta la parte divertente?
Che sia stata opera della famigerata censura politica italiana che – come qualcuno insinua – ha fatto saltare i contratti di lavoro di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto (ma non quello di Lucia Annunziata)?

Non sarà che nessuno a Hebdo abbia sorriso per quelle vignette?
Neanche un mezzo sorriso o qualcosa di vicino a una risata amara?

La risposta è sì, nessuno ha sorriso.
Perché, in realtà a noi italiani la satira piace.
Ma quello che ci piace soprattutto è ridere, per sdrammatizzare, per rendere la verità meno dolorosa e più accettabile.

E se chi sta dall’altra parte sa far ridere davvero, può toccare qualsiasi argomento, anche il più tedioso, come il congedo di maternità, il lavoro e gli impiegati statali, categoria da sempre protetta ma che nessuno si è sognato mai di deridere per non perdere voti e consenso.

Sto parlando del pugliese doc Checco Zalone, che ha saputo fare benissimo tutto questo riuscendo inoltre nell’impresa di diventare – man mano che la sua satira si faceva più pungente – sempre più popolare e acclamato, con un fatturato invidiato non solo dai registi più radical chic italiani, ma anche dai fratelli Vanzina che si sono finalmente rassegnati (speriamo) a dire addio al filone del cinepanettone.

Un enorme e inaspettato (vista la fascia oraria) successo di pubblico lo ha ottenuto anche Rosario Fiorello, che dopo essere stato in Mediaset e Sky, è riapprodato in Rai affiancato da Fabrizio Biggio, con una scaletta che almeno per le prime puntate sembrava scritta da lui qualche minuto prima, ma con la grande forza di riuscire a coinvolgere tutti nel suo programma, da Jovanotti a Giorgia Meloni.
E così, con le solite gag (a dire il vero non nuovissime) e facili battute da bar, Fiorello è riuscito a spingere il nuovo dirigente Rai Roberto Sergio, a confermare in diretta sia il rinnovo del programma Viva Rai 2 per la prossima stagione, sia il rinnovo del contratto al suo grande amico Amadaeus come direttore artistico di Sanremo per l’edizione 2024.

Il segreto del successo di Fiorello?
Essersi donato al pubblico senza filtri, senza guardie del corpo,
con umiltà, come nessuna vera star sa più fare.
Inventando personaggi dal nulla, solo per la loro spontaneità, come il salinaro Ruggiero.

Se riesci ad essere a Roma dal lunedì al venerdì, in via Asiago 10 alle 5.00 di mattina puoi tranquillamente farti un caffè con Rosario e chiacchierare con lui come vecchi amici.
Inoltre se pensi di avere un po’ di talento probabilmente ti farà fare anche una piccola esibizione come ai tempi del Karaoke anni 90.
Ecco perchè da qualche mese centinaia di persone circondano ogni mattina via Asiago nel cuore della notte.

Come ha fatto Fiorello a convincere Roberto Sergiodopo 20 anni che fa più o meno sempre le stesse cose – a rinnovargli il programma?

Ironizzando.
Ironizzando su tutto: sulla fine di “Che Tempo che Fa”, sul governo di centro destra, su Bruno Vespa, sulla nuova dirigenza Rai.
Il tutto sempre senza parolacce, senza urlare e sempre con il sorriso.
Un sorriso disarmante.

Bravo Fiorello.
Spiegalo tu il buongusto ai francesi.

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